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Proposte di modifica in tema di spese giudiziali

avv. Romolo Reboa, avv. Reboa, Romolo Reboa, Reboa, Romolo, Ingiustizia la PAROLA al POPOLO, la PAROLA al POPOLONotevoli sono i profili di illegittimità e irragionevolezza del Regolamento sulla liquidazione giudiziale dei compensi, tali da far considerare questi parametri come "...il più grave attacco alla professione forense". Il Tavolo di confronto, convocato in data 28 settembre 2012, tra Ministero di Giustizia e Associazioni rappresentative dell'Avvocatura è risultato, quindi, un punto d'arrivo che ha permesso di sottoporre al relativo Responsabile, il Dott. Marco Mancinetti, le correzioni e modificazioni opportune, oggetto di delibera da parte del Consiglio dell'Ordine in data 27 settembre. Innanzitutto, due importanti modifiche dovrebbero essere introdotte. La prima, riguardante l'art. 41 del suddetto Regolamento, dovrebbe portare a riformulare lo stesso come segue per evitare che il compenso di attività svolte sotto il regime delle tariffe forensi venga ridotto con l'applicazione dei nuovi parametri: "Le disposizioni di cui al presente Decreto si applicano alle liquidazioni delle attività professionali e/o delle fasi processuali successive alla sua entrata in vigore". In secondo luogo, opportuna sarebbe una reintroduzione del rimborso forfettario delle spese generali del 12,50%, disciplinato dall'art. 14 del D.M. 8 aprile 2004, n. 127, quale mezzo che permetteva di esonerare il professionista dall'onere (per giunta gravoso) di una documentazione di spese (oggi notevolmente aumentate, a seguito delle riforme processuali e della professione forense), connesse all'espletamento dell'incarico, non ascrivibili alla personale scelta del cliente ma, tuttavia, indispensabili per un corretto svolgimento dell'attività difensiva. Ulteriori punti critici sono da rinvenirsi in relazione alla riconoscimento di somme illogiche ed irrazionali per tutta l'attività antecedente e contestuale alla redazione dell'atto di precetto, tenuto conto anche di come una tale attività richieda più tempo in Uffici Giudiziari che, come quello di Roma, sono di notevoli dimensioni. Risultano ulteriormente ridotti i parametri per i procedimenti di esecuzione (inferiori del 30-40% rispetto a quelli che risulterebbero opportuni qualora si tenesse effettivamente conto di tutta l'attiva pratica richiesta), con l'ovvia conseguenza di incentivare l'inadempienza del debitore in vista delle minori spese di procedura (inferiori al costo degli interessi applicati da Istituti di Credito) liquidate dal Giudice. Stesse incongruenze si registrano per i parametri relativi ai procedimenti per ingiunzione, dove i minimi degli scaglioni successivi sono inferiori ai massimi dello scaglione precedente, nonché per quelli relativi ai procedimenti presso terzi e per consegna o rilascio, dove la riduzione del 10% rispetto all'espropriazione mobiliare non tiene conto delle maggiori attività richieste dai primi. Per la materia penale, invece, risulta inaccettabile la previsione di un compenso orario, per la fase di esecuzione, di 20,00 euro. Infine, risulta necessario vincolare i Giudici a non derogare dai minimi, salvo quanto previsto dall'art. 92 c.p.c., in quanto l'ampia discrezionalità e l'assenza di motivazione nella liquidazione potrebbero dar vita a decisioni contrastanti tra i vari Uffici Giudiziari.

Gianluca Lecce

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