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Il duce delle camicie web, il Grilletto

Quando ero bambino adoravo giocare con i soldatini, come tanti coetanei della mia generazione. Era normale, i nostri genitori avevano vissuto il tempo della guerra mondiale ed i nostri nonni quello delle due guerre, oltre che della guerra civile e delle varie campagne belliche che hanno caratterizzato il Ventennio, e spesso ne erano stati protagonisti più o meno volontari.

Ogni famiglia aveva i suoi caduti, le sue storie da raccontare, la guerra era ancora al centro dei discorsi degli adulti e, si sa, i bambini giocano a fare gli adulti e con il gioco esorcizzano le paure: perché, a differenza degli uomini, i soldatini che muoiono possono essere rimessi in piedi ogni volta che il piccolo giocatore lo desidera ed il loro peggior nemico era la mamma che, con la scopa, voleva ogni sera distruggere quel campo di battaglia che il figlio cercava di lasciare intatto per il giorno dopo prima di andare a letto, senza capire che le guerre vere, con i boati delle loro bombe e le loro distruzioni impediscono di dormire anche ai neonati.

Ricordo che a volte, ancora infervorato dalle guerre degli omini di plastica sul pavimento, scendevo le scale di casa in velocità, cercando di saltare quanti più gradini possibili con un solo balzo e gridando pieno di gioia verso la certa vittoria: "carica squadroni dell'esercito italiano!".

Viene da ridere a ripensare a quelle cariche che si concludevano puntualmente alla vista dello sguardo apparentemente severo, ma intimamente divertito, di Pio, il portiere del palazzo, sicché l'uscita sul marciapiede era normale, ma soddisfatta, le energie avevano trovato il loro sfogo. Viene da ridere soprattutto pensando a cosa sarebbe successo in termini militari con una carica così dissennata, che nella mente mi vedeva elemento di una compagnia di cavalleria protesa in un attacco lancia in resta. Una raffica di mitragliatrice, una strage, addio sogni di gloria, addio giovinezza, per cacciare qualcuno che si è appostato su un'altura è meglio anteporre il cervello all'entusiasmo, probabilmente per vincere senza morire è sufficiente un noioso ed estenuante assedio o l'acquisto di un poco romantico, ma efficace, mortaio...

La Seconda Guerra Mondiale è finita da quasi ottant'anni, ma gli esseri umani non hanno cessato di uccidersi e, anche quando sono in pace, chissà perché sognano di fare la guerra, forse pensano che a morire sarebbero sempre gli odiati nemici vittime della loro carica infantile.

Insegna Sigmund Freud in un testo del 1905, "Il motto di spirito e la sua relazione con l'inconscio" che molti impulsi (ad es. quelli aggressivi e/o sessuali) e/o inibizioni interne vengono spazzati via con la risata perché soddisfatti con un strumento, esclusivo del genere umano, di per sé piacevole ed accettato dagli altri.

L'importanza della risata e l'istintiva accettazione di chi la provoca sono fenomeni psicologici ben conosciuti dai comici, che hanno anche ben presente la necessità degli esseri umani di liberarsi dai freni inibitori, ritornando allo stato infantile.

Beppe Grillo è un bravo comico, che conosce profondamente i sistemi di comunicazione moderna e che sa che una delle forme di umorismo più gradite al popolo è la satira, perché, mentre castigat ridendo mores (la definizione è della Suprema Corte di Cassazione nella sentenza n. 9246/2006), pone attore e spettatore per un momento al di sopra di quel potere con il quale, al termine dello spettacolo, essi dovranno ritornare a fare i conti.

Ecco che, allora, il comico psicologo, per vincere le elezioni, ha stimolato istinti primordiali ed infantili, evocando spesso immagini di guerra con vari slogan, tra i quali uno, "arrendetevi, siete circondati". Esso, oltre a scene di telefilm e romanzi, ricorda anche una gioiosa manifestazione di protesta del 1993 dei ragazzi del Fronte della Gioventù che divenne clamorosa in quanto le istituzioni reagirono, accusando di attentato agli organi costituzionali una cinquantina di ragazzi che gridavano lo slogan (stampato anche sulle loro magliette) tutti insieme, ballando abbracciati in maniera da accerchiare p.za Montecitorio.

Entrare in Parlamento con circa il 25% dei voti e 163 parlamentari non è però un gioco, specie se queste "truppe" sono costituite per lo più da sconosciuti non dotati di preparazione specifica, cultura e senso delle istituzioni.

Iniziano gli sbagli, uno dopo l'altro: dalle divisioni interne dopo le votazioni per il Presidente del Senato all'indicazione di Stefano Rodotà, un uomo di sinistra per bene, ma che non è certo un segno di rinnovamento, avendo ottant'anni, alla carica di presidente della Repubblica. Dalla definizione "golpe" data da Grillo all'annuncio della rielezione di Napolitano, con relativa minaccia di mussoliniana marcia su Roma, alla retromarcia dialettica con la smentita in "golpettino" e la manifestazione in un luogo, p.za Santi Apostoli, per dimensioni non destinato alle adunate oceaniche alle quali pensava l'aspirante duce delle camicie web. Dalla sbandierata rinuncia ai compensi alla più realistica querelle sulla destinazione dei rimborsi ai parlamentari per le loro spese extra che, alla fine, sarà la tasca loro o del Movimento Cinque Stelle.

Così, nel giro di due mesi, invece di continuare a strillare "arrendetevi, siete circondati", il comico inizia a costatare che il suo Movimento è "accerchiato" e, per cercare di far uscire i suoi dalla sindrome dell'assediato, ricorre ancora una volta al gioco, parlando delle mosse di un antico gioco cinese, il Go, che quasi nessuno conosce, sicché sarà più difficile contraddirlo.

Per Grillo l'accerchiamento delle sue "truppe" è un gioco che porterà alla vittoria, mentre per chi gioca a scacchi o per chi fa la guerra sul serio l'accerchiamento del nemico è il primo passo per sconfiggerlo.

Il ripetuto ricorso a terminologia guerrafondaia, da parte di chi non ha né una classe dirigente in grado di sostituire gli uomini al potere senza fare danni, né un partito costituito da persone ideologicamente omogenee, significa trasformarsi da Grillo Parlante che scatena le ire del Pinocchio ignorante sui politici corrotti a Grilletto: o meglio, allo stimolo per qualche bambino cresciuto, che sogna la rivoluzione, ma non ha ancora capito che essa non è un gioco da ragazzi, a premere il grilletto.

di Romolo Reboa*

* Avvocato del Foro di Roma

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