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Giustizia: attesa per la pronuncia della Cassazione su sciopero avvocati

In attesa della pronuncia delle Sezioni Unite Penali della Suprema Corte di Cassazione sul diritto di astensione degli avvocati, l'Unione Camere Penali, in un documento che di seguito pubblichiamo integralmente, hanno sottolineato "come tale decisione di fondamentale importanza sia destinata a condizionare i diritti fondamentali dei cittadini", definendola altresì una decisione politica.

Le Sezioni Unite sono chiamate a pronunziarsi sull'astensione degli avvocati. In gioco c'è la libertà di tutti i cittadini, non la nostra.

Una decisione politica.

Le Sezioni Unite della Corte di cassazione sono chiamate ad una decisione importante, suscettibile di condizionare diritti fondamentali dei cittadini. Infatti, se la vicenda riguarda l'astensione degli avvocati, tuttavia i suoi effetti sono destinati a condizionare i diritti di platee ben più ampie di persone, atteso che gli avvocati, segnatamente i penalisti, hanno dimostrato negli anni di utilizzare lo strumento dell'astensione per battaglie che riguardano i diritti e le libertà di tutti. Anzi, mai i penalisti si sono astenuti per interessi di "categoria". Le motivazioni delle astensioni, piuttosto, hanno sempre avuto riguardo alla tutela del diritto di difesa, e pure quando l'oggetto immediato della protesta è stato il ruolo della difesa, quello finale è sempre stato la tutela dei cittadini, come nel caso della costituzionalizzazione del "giusto processo", negli anni novanta o, più recentemente, le proteste contro le intercettazioni dei colloqui tra l'imputato ed il proprio difensore, ovvero quelle contro la disumana condizione del sistema carcerario.

* * * *

Le astensioni degli avvocati dalle udienze, massimamente quelle degli avvocati penalisti, sono dunque sempre state strumenti per l'avanzamento della soglia dei diritti di tutti. Del resto il relativo diritto di astensione degli avvocati è stato da tempo inquadrato dalla Corte costituzionale all'interno del più generale diritto di associarsi liberamente previsto dall'articolo 18 della Costituzione. Gli interessi in gioco con questa decisione sono, dunque, tutti di straordinario rilievo, e già questo rende stravagante la decisione dei giudici bolognesi - su cui la corte di Cassazione è chiamata a pronunciarsi - che avevano anteposto supposti quanto indeterminati e discrezionali interessi generali, certamente di rilievo ma di rango sicuramente inferiore, nella valutazione della dichiarazione di astensione dalle udienze fatta da un avvocato nel rispetto del codice di autoregolamentazione a suo tempo approvato dalla autorità garante in forza della normativa generale.

* * * *

Detto questo, non va dimenticato che il diritto di astensione degli avvocati non può essere messo sul piatto della bilancia come se fosse un pezzo di carne di cui valutare il peso, e magari in futuro anche il taglio e l'origine geografica. Il che - fuor di metafora - significa che per questa via si rischia di arrivare a legittimare valutazioni del singolo giudice anche sulla bontà o meno delle ragioni della protesta: cosa che sarebbe inammissibile, come è evidente a tutti. Infatti, la prevalenza del diritto di astensione non è fissata solo dal già richiamato articolo 18 della Costituzione, ma soprattutto dalla valutazione che l'ordinamento ha fatto a monte – recependo e facendo diventare fonte normativa secondaria il codice di autoregolamentazione - sottraendolo alla valutazione dell'interprete finale, ossia del giudice.

* * * *

Insomma, gli avvocati si sono responsabilmente dati delle regole per l'esercizio dei loro diritti e vengono sanzionati se non le rispettano, ma il corrispettivo di quella sanzione è proprio l'impossibilità di mettere quotidianamente in ballottaggio il diritto di astenersi con altri e più disparati diritti, benché di rango parimenti costituzionale. Del resto quali siano, tra gli altri, i diritti che possono far soccombere quello di astensione dell'avvocato è già stabilito dalla legge attraverso la normazione secondaria di cui è espressione proprio il codice di autoregolamentazione, e parliamo ad esempio dei processi con detenuti, eppure anche in quel caso si lascia la possibilità al detenuto di associarsi alla protesta del suo difensore (proprio perché in realtà 'non e'' del suo difensore) e far cedere il proprio diritto a vedere celebrato il processo che potrebbe affrettarne la scarcerazione. Non può, pertanto, il giudice del singolo processo avventurarsi in valutazioni di merito che sovvertirebbero le valutazioni già fatte e poste a fondamento della normativa che regola l'astensione. Il che peraltro è confermato dal fatto che, se a "scioperare" fosse il cancelliere, in adesione ad una agitazione ritualmente proclamata dal sindacato nel rispetto della medesima normativa di settore, sarebbe immaginabile un giudice che gli imponesse di andare in udienza, anziché scendere in piazza, perché c'è un teste che viene da lontano.

* * * *

Ma il codice di autoregolamentazione non ha solo il valore giuridico che si è detto, esso ne ha uno politico di straordinario rilievo, poiché è il naturale completamento delle modalità operative, improntate alla massima serietà e chiarezza, che gli avvocati, specie i penalisti, si sono imposti per dare il giusto peso alle proprie iniziative. Ed allora il metodo di attività di politica giudiziaria della nostra associazione va di pari passo con il merito di essa. Non si può svalutare il metodo, come ha pensato di fare quel tribunale di Bologna, senza offendere i diritti politici che stanno alla base della vicenda. Ecco perché la decisione delle Sezioni Unite non può non dirsi una decisione dal forte connotato politico. Noi l'attendiamo con serenità, nella certezza che le ragioni del diritto saranno esaminate e valutate altrettanto serenamente, ma quando sono in gioco i massimi valori costituzionali di democrazia e libertà, se una lettura giurisprudenziale delle norme finisce per liquidarli allora vuol dire che le norme non garantiscono l'incomprimibilità di quei diritti, e quindi bisogna fare in modo di cambiarle, lottando con la stessa determinazione di sempre a difesa di quei diritti. Ma siamo certi che non sarà necessario, perché le Sezioni Unite sapranno garantire diritto, libertà di associazione, e rigore interpretativo.

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