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Personale ed informatizzazione: le colonne della giustizia. Intervista a Luciano Panzani, presidente della Corte di Appello di Roma

avv. Romolo Reboa, Romolo Reboa, avv. Reboa, Romolo, Ingiustizia la PAROLA al POPOLO, la PAROLA al POPOLO, Dott. Luciano PanzaRomolo Reboa intervista Luciano Panzani, Presidente della Corte di Appello di Roma. "Per aumentare la produttività del sistema giustizia e renderlo efficiente c'è bisogno di investimenti e condivisione di obiettivi. Mancanza di spazi, scarsa informatizzazione e mobilità sono le prime cause del malfunzionamento degli uffici giudiziari. Con la mobilità il personale in eccesso alla Difesa potrebbe coprire i vuoti delle Cancellerie". 

A poche settimane dal suo insediamento alla guida della Corte di Appello di Roma, il nostro direttore, avv. Romolo Reboa, ha incontrato il Presidente Luciano Panzani. Per l'alto magistrato questo è il terzo ritorno a Roma, dove era stato prima uditore e, poi, per sette anni in Cassazione. Del resto, come ha avuto modo di spiegare scherzosamente il Presidente, prima di rispondere alle domande, citando il libro di Soldati "Le due città": "io utilizzo le due città, vivendo tra Torino e Roma conosco i difetti e problemi di entrambe e quindi quando una comincia a venirmi a noia mi reco nell'altra...il che non è male". 

D: Presidente, la Sua è stata un'elezione fortemente voluta dal suo predecessore ed attuale presidente della Cassazione, Giorgio Santacroce, per garantire una guida ed una continuità alla Corte più grande d'Italia.

R: Il Presidente Santacroce, con il quale è nato subito un rapporto di stima reciproca, ha sostenuto la mia candidatura in Consiglio Superiore. Sicuramente, la mia gestione sarà nel segno della continuità, avendo trovato qui segni evidenti di una amministrazione autorevole e di polso, come ci vuole.

D: Nel segno della continuità in un territorio però difficile?

R: In Italia il problema della giustizia è difficile un pò ovunque. Qui a Roma le emergenze principali sono due: carenza di spazi e mancanza di personale. Il primo problema nasce da una disattenzione, che ormai dura da decenni e che indicativamente può essere collocata nel 1970: penso ai crolli nel palazzo della Cassazione, all'emergenza di Viale Giulio Cesare etc. Ciò è dovuto al fatto che, in virtù di una legge speciale, ad occuparsi degli uffici giudiziari di Roma non sia il Comune, bensì il Ministero della Giustizia, fatto che rappresentato un danno, anziché un vantaggio. Questo è un problema serio di cui ho parlato anche con il Ministro Orlando subito dopo il mio insediamento: per avere prestazioni efficienti sia da parte dei giudici sia delle cancellerie bisogna che si assicurino loro uffici e spazi adeguati ove poter svolgere con serenità le proprie mansioni. E' un errore macroscopico pensare, come fanno in molti, che un giudice non abbia necessità di un ufficio "perché tanto la gran parte del lavoro la svolge a casa"! La mancanza di spazi è la prima causa di malfunzionamento. Per esperienza diretta posso confermare che la promiscuità non aiuta. La giustizia è una risorsa per il Paese, la necessità primaria non è riformare il processo, ma fare investimenti. Le due colonne portanti per un sistema efficiente sono personale ed informatizzazione. Negli uffici giudiziari italiani mancano ottomila unità di personale amministrativo, che potrebbe essere tranquillamente sopperito con politiche di mobilità: ad esempio al Ministero della Difesa vi sono quarantamila funzionari in eccedenza, che potrebbero andare tranquillamente a coprire gli ottomila posti vacanti!

D: A proposito di informatizzazione, Presidente, mi permetta un'osservazione: il processo telematico è strutturato in modo che, invece di "alleggerire" l'operato del difensore, lo rendono ancor più gravoso. Un esempio è la c.d. "velina di cortesia".

R: Sulla questione Lei sfonda una porta aperta. Io come Presidente del Tribunale di Torino mi sono opposto alle copie di cortesia, salvo ricevere una lettera firmata da tutti i giudici del civile, tranne due, che le pretendevano, per cui avevo suggerito una soluzione di compromesso, ossia la risma di cortesia, il toner di cortesia, dato che comprendo che a volte non tutto possa essere fatto "a video" e mancano i mezzi quale carta e toner. Bene, come diceva un mio collega americano <che problema c'è? Se occorre qualcosa si stampa>! Il processo telematico sicuramente presenta dei problemi: uno è quello della configurazione, che è stata pensata per "liberare" le cancellerie dal gravame, per poi però scaricarlo sui giudici. Le spiego il perché. Nel nostro sistema processuale c'è un buco, cui si è cominciato a porre rimedio, ma ancora in maniera parziale con il c.d. "ufficio del processo". Il giudice fuori dall'Italia non è l'amanuense che scrive la sentenza magari con la pergamena e la penna d'oca, ma un coordinatore di attività. I miei colleghi americani ricevono i provvedimenti già fatti dai loro uffici, li guardano a schermo e li firmano digitalmente, ciò perché il 90% dell'attività è un'attività di routine. O ancora. Il sistema processuale americano prevede che, una volta approvata la motion dell'avvocato in udienza, è lo stesso avvocato a scrivere il provvedimento da inviare al giudice, il quale, se lo approva vi pone la firma: in caso contrario, attraverso un software, lo rinvia all'avvocato biffato di nero nelle parti non idonee. Questo è un sistema molto più efficiente del nostro. Noi non l'abbiamo, però possiamo avere un ufficio del processo, che non vuol dire altro che un team di collaboratori. Se vogliamo che il giudice abbia una produttività elevata, parlo sempre del civile, occorre che abbia degli assistenti che scrivano i provvedimenti in bozza, che facciano le ricerche giurisprudenziali, etc. Questo aumenta la produttività. Ed allora anche il processo telematico diventa qualcosa di diverso. Però questo richiede spazi ed investimenti sull'informatica, ma non sono cose che si possono fare in un giorno. Ciò che non accetto è l'interpretazione rivolta a dimostrare l'indimostrabile e cioè che la legge non prevede l'obbligatorietà del processo telematico, oppure che è rimasta l'obbligatorietà del deposito del cartaceo, questi sono sofismi, bizantinismi che vanno stroncati con molta chiarezza. Non so se ci sono degli spazi interpretativi: se ci sono è compito del Ministero della Giustizia fare delle norme che li chiudano, viceversa il Ministero della Giustizia e l'Ispettorato dovranno intraprendere azioni disciplinari nei confronti dei magistrati che vanno in questa direzione. Sicuramente quello delle copie di cortesia è un problema temporaneo che nell'arco di due anni sparirà.

D: In Italia, a differenza degli Stati Uniti, non c'è un 'unica piattaforma informatica comune tra avvocati e magistrati.

R: Purtroppo la spesa per l'informatica in Italia è decisamente modesta e questo è un problema di carattere politico, per cui bisogna parlare direttamente con il Governo inutile parlarne con il Ministero della Giustizia. Bisogna parlare direttamente con il Presidente del Consiglio ed il Ministro dell'Economia, tra l'altro il taglio del 3% della spesa dei ministeri ha degli effetti devastanti. Ciò che abbiamo oggi già è frutto di un miracolo! Il mio timore e l'obiezione più grossa al processo telematico è che l'informatizzazione dei professionisti rispetto a quella dei giudici sia infinitamente inferiore, con il risultato che quando avremmo l'obbligatorietà del processo telematico, c'è il rischio che si arrivi ad un black out. Certo quello che Lei descrive è un sistema ottimale, però Le ricordo anche che negli Stati Uniti l'udienza è assolutamente informale: l'avvocato si collega telefonicamente e nessuno ha dubbi sulla sua identità. Lì è inimmaginabile che un avvocato non rispetti gli standard di deontologia professionale: se non li rispetta c'è l'arresto immediato per disprezzo della Corte. Quindi è difficile mettere aspetti tecnologici quando i rapporti deontologici hanno molte più esigenze e controlli. Però non c'è dubbio che la macchina della giustizia richiede il gioco di squadra. Magistrati, personale amministrativo e avvocati sono tutti membri di uno stesso team che deve lavorare insieme in quanto diretti ad un unico obiettivo. Solo così si possono fare le riforme, perché le riforme o sono condivise o non funzionano. Come sempre per muovere un granello di sabbia ci vuole uno sforzo enorme.

D: Dal 2001 il Tribunale di Torino ha adottato il cosiddetto implementato dal presidente Mario Barbuto e portato avanti, a partire dal 2009, da Lei. Pensa che anche qui a Roma si possa applicare?

R: Il programma di Strasburgo si fonda su principi e regole molto banali quali: targatura per anno di anzianità dell'arretrato delle cause civili contenziose; decalogo di 20 prescrizioni e consigli per la gestione delle "vecchie" cause civili contenziose; precedenza assoluta alle cause di anzianità ultra-triennale; metodo di esaurimento dei processi con il metodo Fifo (first in, first out) e non più Lifo (last in, first out); rilevazione periodica di tutte le cause pendenti, targate per anno di iscrizione a ruolo; commento semestrale dei risultati raggiunti etc. L'applicazione di questo decalogo ha innescato un meccanismo virtuoso, per cui mediamente il 95% delle cause durano meno di tre anni: poi è normale che, per alcune cause (successione, diritti reali etc), i tempi siano più lunghi. Questo meccanismo a Torino ha funzionato perché è stato condiviso dal Foro, qui a Roma potrà essere sicuramente applicato, ma prima bisogna risolvere i problemi di cui abbiamo già parlato: spazi e personale.

D: Presidente, per concludere, si sta confermando una realtà molto preoccupante a Roma di infiltrazioni malavitose.

R: In particolare il Tribunale di Latina si trova in una situazione molto delicata e difficile: colleghi, forze dell'ordine ed il Presidente Pandolfi ne sono perfettamente consapevoli. Per risolvere questi problemi bisogna intervenire su tante cose una delle quali è proprio la struttura degli uffici giudiziari. Il tribunale deve stare in un luogo ben collegato, dove ci sono tutti i servizi e poi al resto ci deve pensare l'informatica. Purtroppo quello delle infiltrazioni criminali non è solo un problema di Latina, ma attualmente, come Lei ben sa, sta interessando anche il Nord Italia.

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