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Le medaglie agli avvocati

avv. Romolo Reboa, avv. Reboa, Romolo Reboa, Reboa, Romolo, Ingiustizia la PAROLA al POPOLO, la PAROLA al POPOLOSabato 13 dicembre Aula avvocati del Palazzaccio: cerimonia del Consiglio dell'Ordine per il conferimento delle medaglie d'anzianità agli Avvocati titolari di cinquanta sessanta e perfino settanta anni di iscrizione. Ero seduto con molti altri Colleghi in platea: io la medaglia dei cinquant'anni l'ho presa tre anni fa e la esibisco in una vetrinetta dorata stile impero. L'aula, quella degli avvocati, era purtroppo insufficiente a contenere il folto pubblico forse 600/700 persone. Non era evidentemente disponibile l'Aula Magna della Suprema Corte dove in altri anni si è svolta la stessa cerimonia Ma non è su questo che voglio intrattenere i miei pochi lettori. L'aula era insufficiente ma non mi è apparsa sorda e grigia; anzi gli interventi di giovani e meno giovani Colleghi mi hanno suggerito qualche considerazione sulla condizione dell'avvocatura e sul suo ruolo civile. Un autorevole collega, chiamato al microfono, ha lamentato la sorte degli avvocati per il gran numero di iscritti e l'esiguità dei redditi professionali. Forse nella speranza di ottenere la solidarietà dell'uditorio nel quale figuravano autorevoli esponenti della società civile. Forse anche, chi sa, nella prospettiva delle prossime elezioni del Consiglio. Molti, è stato detto, si cancellano dagli Albi; molti, è stato detto, hanno un reddito che si aggira sui 10.000 euro l'anno. Sono informazioni ricorrenti. Proprio oggi 21 dicembre, mentre approfitto della domenica per buttare giù questo intervento, il Messaggero di Roma pubblica un articolo di Valeria Arnaldi sulla crisi dell'avvocatura. Questo il titolo: "Professionisti e crisi, tra i nuovi poveri avvocati e ingegneri Sono 20.000.000 gli avvocati che nel 2012 hanno fatturato zero e che quindi risultano del tutto improduttivi". Qualche migliaio di avvocati si sono cancellati dall'Albo; qualcuno per tirare avanti...canta ai matrimoni !!!; qualche altro, pare, si è improvvisato spogliarellista!!!. E' quanto si legge, accanto all'intervista della Arnaldi, sul quotidiano romano. L'argomento non è nuovo, a parte la assoluta inopportunità di farne oggetto di un intervento nella manifestazione del 13 dicembre alla presenza di autorevoli rappresentanti delle istituzioni e di un pubblico eterogeneo. In quella e in altre occasioni si trattava invece di celebrare i meriti dell'avvocatura e il suo immenso potere istituzionale che la Costituzione ci assegna e che nessuna altra professione possiede. La verità è un'altra: gli avvocati in Italia non sono troppi ma forse pochi per combattere le ingiustizie e gli abusi della corruzione e del potere violento dei partiti. Il problema è invece: per un verso la totale sfiducia dei cittadini nella giustizia in ragione dei tempi e dei costi del servizio giudiziario che aumentano quotidianamente col gioco del contributo unificato senza migliorare in nulla le strutture e il servizio, di qui la frattura insanabile tra il cittadino e la giustizia; per altro verso la assoluta incapacità degli organismi forensi, sia istituzionali che di rappresentanza sindacale, di far valere il diritto dei cittadini a una giustizia rapida, efficace e soprattutto.... giusta. Lo spettacolo di un servizio giudiziario che ha tempi biblici, che per di più è appesantito e oppresso da innumerevoli ostacoli normativi di eredità bizantina e lontanissimi dalle esigenze del mondo contemporaneo (prescrizioni, decadenze, inammissibilità, improcedibilità) non può che scoraggiare gli utenti compromettendo irreparabilmente la domanda di patrocinio. Ma alle scelte normative gli avvocati assistono inerti, basti ricordare, a mo' d'esempio, la riforma del diritto fallimentare che ha consentito a innumerevoli imprenditori disonesti di sottrarsi all'adempimento delle proprie obbligazioni facendosi beffa dei malcapitati creditori. Tutto in nome della economia dei consumi ma in realtà per favorire scelte non occasionali quali la impunità e l'illecito. Gli avvocati tacciono; non hanno dunque di che lamentarsi se il patrocinio non è più richiesto. Prendano piuttosto esempio dai magistrati che, con una pagina pubblicitaria dell'Ansa su diversi giornali, hanno invitato cittadini a "aprire gli occhi"Ha detto Sabelli dell'Anm: "120.000 processi vanno in fumo, 60 miliardi di euro è il costo della corruzione; 9.000 cancellieri mancano negli uffici giudiziari se si vogliono celebrare i processi occorre il personale". Questo vale per il penale ma anche per il civile segnatamente in materia commerciale e societaria come appare evidente dalla sommarietà dei procedimenti. E allora perché noi avvocati restiamo assenti da queste drammatiche e fondatissime analisi della realtà legislativa e giudiziaria del nostro Paese?

Giorgio della Valle

Avvocato del Foro di Roma

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