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Padri separati: ricordiamoci di loro

Ormai siamo travolti da scandali incivili, legittimi impedimenti, tutti argomenti che meritano attenzione ma che non lasciano spazio a quelli fondamentali per la vita dei cittadini: il lavoro e la disoccupazione crescente, l’ingiustizia sociale, la povertà dilagante.
Una realtà sociale senza tutela, sulla via di una degenerazione incontrastata, è quella dei padri separati, i nuovi poveri d’Italia; questi uomini tra i 30 e i 50 anni, dopo aver affrontato una separazione e tutto ciò che questa comporta a livello psicologico, si trovano senza alloggio, poiché la casa coniugale viene attribuita al genitore affidatario dei figli.
Quindi devono pagare, magari oltre al vecchio mutuo, un nuovo affitto che si aggiunge all’assegno di mantenimento giustamente elevato. I più fortunati possono rivivere una nuova giovinezza, diventando come la maggior parte della gioventù italiana per l’onorevole Brunetta: dei mammoni che dipendono dai genitori. Invece, per molti padri separati, meno fortunati, la sopravvivenza diventa un problema insormontabile, si ritrovano ad elemosinare un letto o vanno ad ingrossare le file alle mense Caritas, o, sempre più soli e disperati, si rivolgono ai vari centri di ascolto. Secondo i dati Caritas, e quelli della fondazione Zancan, i padri separati o divorziati in Campania che si rivolgono ai centri ascolto sono il 14,7% degli utenti, un valore altissimo.
Nonostante l’entrata in vigore nel nostro ordinamento (il 16 Marzo 2006) della legge che prevede l’affido condiviso dei figli con le madri, i giudici sono ancora restii dall’applicarla, forse per motivi culturali, e nulla cambia. A livello locale sono state prese alcune iniziative che, pur non apportando grandi cambiamenti, dimostrano una presa di coscienza dell’entità del problema: nella regione Piemonte i padri separati con un reddito basso possono ottenere un abitazione, temporanea o definitiva, con un contributo minimo, supportati dai centri di assistenza e mediazione familiare per sostegno sociale, legale e psicologico. Anche a Roma affidano ai padri separati in difficoltà un alloggio, ma per un periodo determinato, massimo un anno.
Considerando l’entità del problema, si tratta, però, di provvedimenti isolati ed inadeguati. La matrimonialista Annamaria Bernardini de Pace sentenzia che sono i padri separati ad essere irresponsabili e a non aver saputo “organizzarsi la vita”.
Tuttavia, fare di tutta l’erba un fascio non ha mai portato ad alcuna soluzione e la risposta ad una simile problematica richiederebbe più decisionismo da parte dello Stato in vari fronti della vita sociale. Infatti, ritengo che, osservando attentamente la nostra società, la povertà stia diventando il comune denominatore per un sempre più ampio numero di persone (solita formula:i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri), fra cui i padri separati. Se la società civile si sta impoverendo, lo Stato dovrebbe rispondere tutelando i suoi cittadini.
Aspettando una risposta da chi ci governa, speriamo che i padri separati riacquistino la loro dignità, per poter avere la possibilità di essere veramente padri. Sono sempre più soli e poveri...e senza tutela.

Elettra Monaci

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