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Chi ha detto che la giustizia in Italia è lenta?

Dopo meno di tre mesi, l’operaio Dal Bosco è stato condannato a quattro mesi di reclusione. Ci risiamo, Berlusconi ha di nuovo corrotto i giudici oppure no?

 

Notizia degli ultimi giorni è la condanna dell’operaio che ha lanciato il treppiedi contro il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Il fatto è accaduto alla fine di dicembre 2004, mentre la sentenza si è avuta nel mese di marzo circa. In meno di tre mesi la magistratura ha accertato i fatti e giudicato il reo. Quando ho appreso la notizia dai giornali la prima cosa che ho pensato è stata: «Ci risiamo, Berlusconi ha di nuovo corrotto i giudici, ancora una volta l’illiceità ha prevalso sulla giustizia ».

Come è stato possibile che in tre mesi si sono svolte le indagini e si è arrivati ad una sentenza di condanna? Forse in tutta la storia della Repubblica non è mai accaduto che un procedimento penale si definisse in così breve tempo. Eppure Berlusconi ha ottenuto giustizia in meno di tre mesi.

Subito mi rendo conto che ciò che ho pensato è privo di fondamento e nello stesso tempo assurdo. Berlusconi, con tutti i problemi che deve affrontare, figuriamoci se si mette a corrompere i Giudici per avere una sentenza in tempi brevissimi. La mia congettura è stata sicuramente frutto della mia fantasia e della “propaganda comunista” che vuole vedere Berlusconi alla gogna. Eppure c’è qualcosa che non quadra, almeno agli occhi di chi scrive e di chi frequenta i Tribunali nell’esercizio del proprio ministero.

Di chi si reca nelle segreterie dei P.M. e si sente dire: «Il P.M. non riceve per appuntamento, può parlare con Lui solo quando viene in Tribunale», oppure «Il Tribunale è sommerso dalle carte non conti di avere una risposta in tempi brevi»; o ancora «Avvocato che cosa pensa, che qui nascondiamo le carte?».

Potrei continuare all’infinito, ma per il momento mi fermo qui. I giorni passano e la domanda è sempre la stessa: «perché Berlusconi ha ottenuto giustizia in tempi brevissimi e io non riesco ad ottenere giustizia in così breve tempo?». Forse perché gli avvocati del Primo Ministro sono degli ottimi giuristi e io no. Forse anche io faccio parte di quella schiera di avvocati disoccupati che cercano di sopravvivere con “praticucce” ed espedienti. Passato il momento di sconforto, riprendo fiducia in me stesso e nelle mie capacità e tutto mi è più chiaro: la verità è che non siamo tutti uguali di fronte alla legge o meglio non siamo tutti uguali di fronte a chi applica il diritto, Berlusconi è il Presidente del Consiglio dei Ministri e io sono un avvocato tra tanti.

Eppure la colpa non è del sistema giudiziario italiano, ma di chi riveste cariche istituzionali e giurisdizionali, di chi si fa in quattro per una persona che ha potere e denaro e di chi se ne “frega” del “poveraccio” che chiede giustizia, di chi non persegue fini di giustizia ma si preoccupa solo di apparire e di essere al centro dell’attenzione.

A queste persone voglio dire memento moris.

 

Paolo Franzì

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