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Prima, oggi e sempre contro il processo indiziario

L’ennesimo processo indiziario-mediatico ha compiuto il suo rito alla ricerca del capro espiatorio. Mi riferisco al Processo Meredith, conclusosi a Perugia in questo fine anno ma più estesamente si deve dire celebrato nelle principali televisioni nazionali per creare una sorta di gigantesca assise popolare, costituita dai telespettatori a caccia del colpevole a tutti i costi. Amanda, Raffaele, Guede erano tutti da assolvere perché condannati in base a un sistema indiziario a monte fallace. E, invece, sono stati tutti condannati.

L’atto più importante che ho compiuto nella mia carriera credo sia stata l’ordinanza del 13 giugno 2000 con cui, come giudice monocratico del Tribunale di Roma, sollevai questione di incostituzionalità del sistema indiziario alla luce soprattutto della nuova formulazione del giusto processo (art. 111 della Costituzione; http://www.antiarte.it/eugius/ processo.htm). La Consulta respinse in maniera sommaria la questione ma la battaglia continua.

Ho trovato validissimi alleati come il dott. Ferdinando Imposimato che ha fatto oggetto di studio dell’ordinanza nelle sue Lezioni di diritto penale - Principi generali per gli anni 2003-2004-2005- 2006, presso l’Università dell’Aquila - Facoltà Scienza delle Investigazioni.

Lo stesso Imposimato intervenne col giudice Enzo Albano e con gli avvocati Giuseppe Dante e Angelo Macrì nel mio saggio L’errore del giudice - Contro il processo indiziario (Ianua, Roma 2002). In questo pamphlet mi scagliavo contro gl’indizi a favore del processo scientifico, l’unico in grado di attuare una giustizia realmente uguale per tutti e probabilisticamente più vera. Proponevo la reductio ad minima del libero convincimento del giudice per assicurare un processo di realmente uguali davanti ai giudici: tutti hanno diritto al processo per prove fortissime e non per indizi ad evitare pericolose forme di ordalie logiche.

Gli indizi devo servire alla ricerca di quelle prove ma di per sé non possono fondare nessun giudizio di colpevolezza.

Tanto premesso, nel nostro processo perugino i tre giovani incriminati erano da assolvere perché come ha sentenziato un famoso professore universitario siciliano: “Mille indizi non formano una sola prova come 1000 conigli non formano un leone!”.Mille indizi? Nel caso Meredith ce n’erano pochi pochi pochi e per di più scoloriti, inquinati, mal intrecciati.Naturalmente parlo per quanto ampiamente visto in tv e letto nei resoconti dei giornali ma d’altra parte, essendo intervenuti esperti come il rappresentante del RIS, possiamo dire che gl’indizi quelli sono e non altri. Dei tre giovani nessuno ha confessato.

Le tracce scientifiche - per cui esistono dubbi di corruzione - dimostrerebbero al più che i tre erano presenti sul luogo del commesso delitto, ma non si può dire chi specificamente abbia commesso il crimine.

Chiamati Amanda A, Raffaele B, Guede C, il delitto, casuale e privo di movente sicuro, può essere stato commesso dai tre insieme A, B, C, (come da doppia sentenza ma non ci sono prove del comportamento dei singoli). Oppure da A. O da B. O da C. Da Acon B. Da B con C. Da A con C. In ogni caso è ovvio che chi è venuto dopo sulla scena del delitto è innocente.

Ma come si fa a dire chi ha ucciso e da chi specificamente sia stato aiutato?

In ogni caso un subentrante potrebbe aver toccato la scena del delitto e da qui le tracce a suo carico senza che ciò sia significativo per dire che abbia ammazzato.

Neppure ci sarebbe favoreggiamento da parte del subentrante in quanto, una volta che una persona sia indiziata, ha il diritto di mentire (“Io non c’ero”) per difendere se stesso. Intendiamoci, i giudici hanno correttamente rispettato la legge che consente loro di usare il processo indiziario e, quindi, è la legge che prevede quel sistema che va cambiata! Fatto sì è che tanti verdetti vengono emessi nelle nostre aule di giustizia in base ad un processo indiziario che “romanza” fatti oscuri e finisce col sostenere qualunque cosa. Il guaio è che il romanzo è reale e comporta mesi o di anni di galera a carico di persone che potrebbero essere innocenti!

Ritornando al caso Meredith, ponendoci sopra gli eventi, il fatto stesso che, attraverso i media, si sia creato un partito di colpevolisti e di innocentisti dimostra che gl’indizi possono essere interpretati pro e contro gl’indiziati.

La stessa cosa si verificò nei casi Sofri, Marta Russo, Cogne, dove i processi dovevano tutti concludersi con l’assoluzione, come dovrebbero concludersi il delitto di via Poma e quello di Garlasco. Non dico che gl’incriminati fossero o siano innocenti ma prova sicura della colpevolezza non c’è. Ergo, come è stato detto, in dubio pro reo. Assolti.

La verità sull’assassinio di Meredith, mancando una confessione, né essendoci in giuria Mago Merlino, non la sa né la saprà mai nessuno. Intendiamoci noi non diciamo che i tre siano innocenti ma non ci sono prove sufficienti per dire che siano colpevoli o per dire chi di loro sia il colpevole.

Potrebbero essere colpevoli uno o due di loro e gli altri innocenti. Ma chi? E possiamo mai sacrificare una o due persone per colpirne di sicuro almeno uno? Come diceva Voltaire: “E’ meglio correre il rischio di salvare un colpevole piuttosto che condannare un innocente”.

 

Gennaro Francione *MAGISTRATO DEL TRIBUNALE PENALE DI ROMA

 

 

 

  

 

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