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Mediazione civile obbligatoria: il Golfo della protesta

avv. Romolo Reboa, avv. Reboa, Romolo Reboa, Reboa, Romolo, Ingiustizia la PAROLA al POPOLO, la PAROLA al POPOLO

Mentre gli avvocati protestano il Consiglio di Stato con parere n. 2228/2011 approva il regolamento sulla mediazione.
Rimane netta la frattura tra gli avvocati, contrarissimi alla mediazione e conciliazione obbligatoria, e tutti gli altri professionisti, che hanno, invece, accolto con vivo interesse l’introduzione della nuova figura del mediatore civile.
Eppure non tutti gli avvocati sembrano essere esattamente sul piede di guerra o, almeno, così è stato finora. A confermarlo l’Organismo Unitario dell’Avvocatura che, solo fino a poche settimane fa ha ribadito la propria, assoluta contrarietà alla proposta del Ministro di Giustizia di introdurre la conciliazione assistita dall’avvocato esclusivamente per i procedimenti di alto valore (oltre 5.000 euro), criticando il favore espresso, invece, dal Consiglio Nazionale Forense, in riferimento a tale proposta.
A distanza di poco tempo, tuttavia, sembrano in atto taluni progressi volti alla composizione della lite interna nonché la predisposizione di un’azione unitaria tra CNF e OUA. “Mi sento ottimista nel rappresentarTi che fa bene a tutti l’istanza del 90 per cento degli Ordini e delle Associazioni che sostiene che la voce comune ed
unitaria va affidata alle due massime istituzioni. Da questa conferma possiamo trarne il convincimento che
l’annosa vertenza sulla rappresentanza possa trovare un comune denominatore.” Ha specificato Maurizio de Tilla (Presidente OUA) in una lettera del 23 Maggio al Presidente del CNF, Guido Alpa, aggiungendo poi quanto sia fondamentale la contemporanea presenza dell’OUA, insieme al CNF negli incontri politici per garantire qualsiasi iniziativa unitaria dell’Avvocatura. Ben 150 Ordini, quasi tutte le Associazioni, 200 mila avvocati sono, peraltro, determinati nel sostenere che la richiesta prioritaria dell’avvocatura deve appuntarsi sull’abrogazione integrale (e non parziale) della obbligatorietà della media conciliazione che è articolata in
modo da determinare la privatizzazione selvaggia della giustizia con il connesso “business” e le note speculazioni.
Posizione compatta dell'avvocatura: questo, in definitiva, deve essere il primo traguardo da raggiungere per ostacolare la media conciliazione, senza soluzioni compromissorie che minacciano la tutela dei cittadini. Della stessa opinione dell’OUA sembra essere anche l’Avv. Mauro Mazzoni, Presidente dell’Accademia Forense che, in un recente comunicato, ha reso nota la sua delusione di fronte al comportamento dell’Avv. Conte, il quale avrebbe dovuto battersi per ottenere un decreto di sospensione dell'obbligatorietà della mediazione quantomeno in attesa del pronunciamento della Corte Costituzionale invece di accontentarsi di una promessa che, anche se mantenuta, non garantirà ai Cittadini e agli Avvocati di accedere
liberamente alla giustizia come sancito dall' art. 24 della Costituzione. “Noi come Avvocati ma anche come Cittadini seguiteremo a lottare contro il Ministro e, se necessario, anche contro l'Avv. Conte affinché si elimini l'obbligatorietà della mediazione e con essa la speculazione privata sulla giustizia civile.” Ha, infine, concluso l’Avv. Mazzoni.
Continuano, così, le numerose azioni di disturbo da parte dell’avvocatura che, ormai da diversi mesi, cercano di bloccare l’avanzata di oltre 10.000 professionisti, nel tentativo di lasciare la difesa dei cittadini a chi di dovere.
L’ultimo Convegno-dibattito, dal titolo Mediazione: fra efficienza e competitività, tuttavia, è stato organizzato dal Ministero della Giustizia, presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma il 25 Maggio per dare la possibilità ai protagonisti attuali della mediazione di illustrare sia le potenzialità che i limiti della nuova disciplina. Di rilievo l’assenza di rappresentanti degli ordini professionali tecnici.
Il prossimo appuntamento con la Media conciliazione, questa volta da parte dell’avvocatura, sarà, invece, a Napoli, il 23 Giugno per una manifestazione che continui a dare voce al grido di protesta degli avvocati, ma prima ancora dei cittadini contrari alla rottamazione e privatizzazione della giustizia civile.

 

Vanessa Pinato

CNF E OUA:  inconciliabilità o piccola baruffa?
A quanto sembra, la divergenza tra Oua e Cnf circa il favore, accordato da quest’ultimo, alla proposta del Ministro della Giustizia di introdurre la conciliazione assistita dall’avvocato esclusivamente per i procedimenti di alto valore, è stata solo una piccola parentesi. All’inizio il contrasto è stato caratterizzato da toni polemici, tanto che Maurizio De Tilla, presidente dell’Oua, aveva parlato di tradimento, sostenendo che, con quell’incontro tra il Ministro della Giustizia e Guido Alpa, era stato “tradito il voto del Congresso nazionale forense di Genova (…) e la volontà espressa dall'avvocatura nelle due manifestazioni pubbliche di Roma e nelle astensioni dalle udienze”. Tuttavia  le acque son calme finalmente, e l’unione si è rinsaldata, d’altronde come aveva affermato Andrea Mascherin, segretario del CNF, in occasione dell’incontro presso il Teatro Adriano a Roma il 14/04/2011, “i nemici sono fuori dall’avvocatura, i nemici non vanno cercati all’interno.”

 

IL TAR RIMETTE ALLA CORTE COSTITUZIONALE LA DECISIONE SULLA MEDIA CONCILIAZIONE:
Il Tar del Lazio si è pronunciato sul ricorso proposto dall’ OUA relativamente al decreto legislativo n.28/2010,che, entrato in vigore il 21 marzo 2011, prevede l’obbligatorietà del processo di conciliazione “nelle materie espressamente elencate”. Con l’ordinanza n. 3202, depositata in data 12/04/2011, ha dichiarato rilevante e non manifestatamente infondata in relazione agli articoli 24 e 77 della Costituzione la questione di legittimità costituzionale degli artt. 5 e 16 del D. Lgs. n. 28/2010. In particolare relativamente all’art. 5 del suddetto decreto, che introduce l’obbligo del previo esperimento della media conciliazione, vi sarebbe un eccesso di delega. Inoltre il Tribunale amministrativo regionale contesta l’art. 16, poiché esso prevede che “qualunque ente pubblico o privato (…) potrà essere abilitato”, nonostante la mancanza di una adeguata preparazione giuridica.
Tuttavia in attesa della decisione della Corte Costituzionale, la legge produce i suoi effetti, non avendo il Tar sospeso la sua applicazione.

Elettra Monaci

 

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