L’ipetermia nella cura dei tumori.
Quotidianamente capita, a me e alla mia équipe, di essere interpellati per decidere il percorso terapeutico da pazienti affetti da tumore non più controllabile con le terapie tradizionali (chemio e/o radioterapia ).
E’ triste e grave che nel 75% dei casi ci viene descritta dai Pazienti stessi, già provati da esperienze cliniche spesso devastanti, la condanna da parte di molti oncologi che può essere sintetizzata nella frase: o chemio o niente, con previsioni di morte a scadenze prefissate, con sole prescrizioni di morfina a vari dosaggi, con proposte di terapie sperimentali dall’esito incerto e, spesso a nostra esperienza, demolitive.
Esiste nella panoramica terapeutica italiana, e non solo, una scuola di terapie ufficiali che si basano su concetti biologici consolidati dalla bibliografia mondiale .Tra queste l’ipertermia costituisce un ruolo fondamentale nel trattare pazienti non più rispondenti alla chemioterapia tradizionale e ciò particolarmente è assai utile nel potenziare la stessa chemio e la radioterapia quando si inizi un cammino così delicato come è la terapia dei tumori inoperabili .
La chirurgia rimane sempre la via iniziale da intraprendere spesso anche con risultati definitivi , ma se la malattia non può essere eradicata totalmente, un corretto approccio multidisciplinare che non abbassi le difese immunitarie, come spesso accade, può rendere più lunga la sopravvivenza e migliorare il “performance status”.
L’ipertermia capacitiva dall’esterno potenzia gli effetti della chemio e della radioterapia, non ha effetti collaterali e aumenta le difese immunitarie e spesso l’oncologo tradizionale non lo sa o per scarsa informazione scientifica o per pigrizia a cambiare i protocolli dettati dalla case farmaceutiche .
E questo è grave anche perché molti pazienti riferiscono che l’oncologo è contrario spessissimo
ad associare l’ipertermia ad altre terapie in una sorta di proprietà privata del paziente al quale spesso, anche non considerando lo stato di debolezza psicologica, si minaccia di sospendere la chemio se associata alla termo o si spostano le terapie diverse dalla chemio o a quando questa non faccia più effetto o abbia stremato i Pazienti o ancor più grave si terrorizza il Paziente dicendo che l’ipertermia è dannosa .
Tutto ciò fa riflettere e i Medici, gli Avvocati e i Giudici sapranno certamente come approfondire se nel P.te neoplastico sia stato fatto tutto il possibile per prolungare la vita ai P.ti stessi.
Se è possibile, questo è eticamente indispensabile in linea con le decisioni dei Medici che lottano al massimo per la vita! Sarà utile verificare se siano state compiute terapie mediche e chirurgiche ufficiali senza prima rivolgersi alle terapie sperimentali di incerto e spesso devastante risultato.
All’inaugurazione del VI Corso di Perfezionamento in Ipertermia Clinica del Policlinico Universitario di Tor Vergata diretto dal Prof. G.M. Pigliucci, quest’ultimo e il Prof. Francini, Ordinario Oncologo dell’Università di Siena, hanno puntualizzato la fondamentale importanza clinico-scientifica dell’associazione chemio-ipertermia, mettendo in evidenza altresì come la chemioterapia isolata, come spesso viene praticata, può diventare di nocumento qualora non sia ben pilotata e ben accompagnata da terapie che proteggano l’organismo dagli effetti collaterali .
Dal canto suo il Prof. Roberto Volpi, Urologo (Ospedale S. Camillo di Roma ) ha brillantemente esposto la fondamentale importanza in urologia dell’associazione delle terapie tradizionali con le terapia Ipertermia, nell’ottica virtuosa di ridurre l’invasività chirurgica quando questa non risulti radicale e di rendere sempre più ampia la possibilità di migliorare le prospettive di vita e di benessere dei P.ti urologici affetti da neoplasie in operabili.
Prof. Giuseppe M. Pigliucci*
Professore di Ruolo Università Tor Vergata Roma
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