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I Dirigenti della Giustizia

“Costruire il servizio giustizia nel 2011, tra crisi, scontri e idee per il miglioramento”.
Si è tenuto a Bari lo scorso 11 giugno il XV° Convegno nazionale dell’ “associazione dirigenti giustizia”, costituita a Caserta il 13.1.1997, col proposito, come si legge nello statuto, di promuovere attività di carattere professionale, iniziative di coordinamento dei dirigenti del Ministero della Giustizia volte ad accrescere il ruolo professionale nell’ambito della Pubblica Amministrazione, nonché attività culturali e sociali.
Il tema del convegno è stato: “Costruire il servizio giustizia nel 2011, tra crisi, scontri e idee per il miglioramento”.
Ci si è interrogati, ancora una volta, sul “come” e sul  “cosa” fare come dirigenti  per cercare di dare una maggiore efficienza alla macchina giudiziaria.
L’attenzione dei convegnisti si è, ovviamente incentrata sull’aspetto problematico più rilevante ed emergente nella situazione attuale del sistema giustizia, che è quello delle risorse. Tanto delle risorse materiali, sempre più scarse, che delle risorse umane.
Naturalmente nella consapevolezza che non esistono ricette miracolose, sono state avanzate proposte per iniziative che, nel breve, potrebbero essere adottate, nelle more delle riforme legislative in fieri, per tentare, quantomeno, di evitare una maggiore degenerazione dell’attuale status quo.
Non si è potuto non rilevare, in ordine alle risorse materiali, la mancata soppressione dei diversi uffici del giudice di pace per i quali tale proposta era stata avanzata, che avrebbe consentito una forte economia di spesa. Già nel 2006, infatti, erano stati individuati circa 100 uffici del giudice di pace con affari, iscritti a ruolo nell’anno, inferiori a 100. Prendendo in considerazione gli uffici del giudice di pace con affari per anno inferiori a 500 il numero di quelli con scarsa produttività aumentava esponenzialmente. Questi uffici continuano ad essere praticamente senza personale, spesso con un’unica unità di qualifica esecutiva che ha l’onere di tutti gli adempimenti amministrativi e processuali, salvo la visita,  una o due volte a settimana, di qualche “cancelliere” itinerante, per la firma dei depositi, delle sentenze e di quant’altro. In compenso per tali uffici si pagano i rimborsi ai comuni per gli affitti, le spese di luce, telefonia, riscaldamento, funzionamento cancellerie etc. etc.
Così, analogamente, per diversi Tribunali non provinciali e relative Procure della Repubblica e di tante sezioni distaccate, con personale sia di magistratura, sia amministrativo a livelli talmente minimi da impedirne un accettabile funzionamento (talora in tali realtà sorgono problemi anche solo per la costituzione del Collegio giudicante, o per l’assistenza alle udienze). La Regione Piemonte, per esempio, a fronte di 8 province vanta ben 25 tribunali e 9 sezioni distaccate.
Le circoscrizioni giudiziarie andrebbero, quindi, sicuramente riviste in quanto concepite in un’epoca storica in cui il servizio giustizia non poteva che essere diffuso capillarmente sul territorio a causa delle difficoltà nei trasporti e delle insufficienti e scarse vie di comunicazione. Tuttavia pur essendo stata periodicamente avanzata da tutte le forze politiche, essa non è mai stata realizzata, perché si è finito per affrontarla con l’animo volto al “campanile” piuttosto che nell’ottica di dare una soluzione ottimale al problema. Se venisse attuata la revisione, ferme restando le attuali risorse, si realizzerebbero economie di spesa e con una più razionale distribuzione di personale, si renderebbero senza dubbio più funzionali gli uffici giudiziari medio grandi dei territori di riferimento con beneficio per l’utenza. Non è mancata, infine, una attenta considerazione sull’elevato numero di posti scoperti di dirigente rispetto a quelli previsti dal corrispondente Ruolo. 208 dirigenti amministrativi in servizio su un organico pari a più del doppio, insufficiente a coprire i 1286 uffici giudiziari esistenti (esclusi gli 846 uffici del giudice di pace). Da qui la proposta, non ultronea, al fine di consentire a tutti gli uffici giudiziari di avere un dirigente amministrativo per la gestione delle risorse, di superare il vecchio criterio di assegnazione del dirigente amministrativo per ufficio, ma  bensì per  “ sede” o “ per circondario” ed in qualche caso anche “ per distretto”, cui dovrebbe fare da contraltare l’assegnazione del personale amministrativo delle qualifiche funzionali per sede e non per ufficio.
Ma ci sarà chi si prenderà cura di dare seguito e attuazione a queste proposte? O si continuerà a peritarsi di farlo? I dirigenti hanno fatto la parte loro.

Alfredo Rovere*

Dirigente Ispettore Ministero della Giustizia

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