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Intervista a Maurizio De Tilla

avv. Romolo Reboa, avv. Reboa, Romolo Reboa, Reboa, Romolo, Ingiustizia la PAROLA al POPOLO, la PAROLA al POPOLOIl 21 Marzo 2011 è entrato in vigore il D.lgs n°28/2010. Così ora anche la Media Conciliazione è legge. Da allora si è alzato un grido di protesta da parte dell’Avvocatura italiana  approdato con la manifestazione tenutasi a Napoli lo scorso 23 giugno.
Presidente, cosa rappresenta realmente la Media Conciliazione per la Giustizia Civile? Perché l’Avvocatura è in rivolta?
L’OUA ha attuato puntualmente la mozione approvata all’unanimità dal Congresso Nazionale Forense di Genova che ha definito i punti irrinunciabili di modifica della normativa sulla mediaconciliazione: 1) abrogazione della obbligatorietà; 2) abrogazione della previsione di annullabilità del mandato per omessa comunicazione preventiva al cliente della possibilità della conciliazione; 3) obbligatorietà della difesa tecnica; 4) abrogazione della previsione di una proposta del mediatore in assenza di una congiunta richiesta dalle parti; 5) abrogazione di tutte le disposizioni che stabiliscono un collegamento tra la condotta delle parti nel procedimento di mediazione e il processo; 6) previsione di criteri legali per individuare la competenza territoriale per gli organismi di conciliazione in correlazione a quella del giudice competente per legge.
L’OUA, insieme ad Ordini ed Associazioni, ha denunciato la incostituzionalità della intera normativa per violazione degli artt. 3, 24, 25, 76 e 77 della Costituzione.
Il TAR del Lazio ha trasmesso gli atti alla Corte Costituzionale e si attende la decisione entro la fine dell’anno.
Abbiamo anche chiesto un decreto ministeriale di sospensione della obbligatorietà, tenuto anche conto dell’assenza di requisiti di indipendenza e di terzietà delle Camere di conciliazione che traggono origine da società di capitali, nonché della scarsa qualità di gran parte dei mediatori.
Presidente, si “vocifera” di un decreto legge del Ministro Alfano per la modifica di alcuni aspetti del D.lgs n°28/2010 che comporterebbe una elusione della richiesta di abrogazione totale dell’obbligatorietà della Media Conciliazione.
Quale la reazione dell’OUA? Sono previsti ulteriori iniziative per contrastare questa nuova proposta?
So solo che aumenteranno i provvedimenti di rimessione delle questioni di incostituzionalità della normativa sulla mediaconciliazione. Qualsiasi “trucco ministeriale” sarà svelato dall’Avvocatura che già da tempo denuncia la scarsa tenuta etica della compagine ministeriale. Alla ripresa valuteremo la possibilità di indire ulteriori manifestazioni pubbliche e giornate di astensione.
Presidente, come sta reagendo l’OUA alla manovra economica da poco messa a punto dal Governo e, in particolare, alle novità in materia di giustizia civile e riforma della giustizia tributaria? I costi già elevati della Media Conciliazione obbligatoria, uniti all’aumento dei contributi unificati e alle ingerenze sulle Casse previdenziali private attraverso l’oneroso controllo della Covip, non rischiano di penalizzare in modo eccessivo le parti più deboli e cioè i cittadini?
L’Organismo Unitario dell’Avvocatura ha  bocciato la manovra economica del governo e le novità introdotte in materia di giustizia civile, e segnatamente l’aumento dei contributi unificati, il controllo della Covip sulle Casse dei professionisti, la riforma invasiva e escludente della giustizia tributaria, la liberalizzazione selvaggia delle professioni. Quattro fronti su cui l’Oua promette battaglia.
La manovra economica va contrastata con una grande manifestazione nazionale e con un calendario di proteste e di scioperi estesi a tutte le professioni, ma anche con una forte e unitaria proposta sulla giustizia per combattere le disfunzioni del sistema, ridurre la lunghezza dei processi, abbattere l’arretrato giudiziario.
Con il forte aumento dei contributi unificati si ostacola ulteriormente l’accesso alla giustizia che diventa onerosissima e distante dai cittadini, già penalizzati dai costi elevati della media conciliazione obbligatoria. Anno dopo anno, invece che diminuire, i costi aumentano con la giustificazione di dotarsi di più risorse. Va respinta tale motivazione in quanto le attuali consistenti risorse economiche possono essere gestite con maggiore oculatezza e senza sprechi.
L’OUA ha anche criticato il controllo della Covip sulle Casse professionali.
Se si legge con attenzione lo statuto della Covip si comprende quanto sia inadeguato questo soggetto a controllare la gestione delle Casse dei professionisti. Anche per questa ragione il provvedimento in questione va stralciato dalla manovra economica. Sarebbe assurdo, infatti, sottoporre le Casse al controllo di un soggetto non idoneo e che andrebbe integralmente riformato anche nella governance.
Sulle Casse previdenziali dei professionisti esistono già numerosi meccanismi di controllo. L’introduzione di ulteriori poteri di verifica in capo alla Covit rappresenta un modo per limitare l’ autonomia e l’indipendenza delle Casse, introducendo meccanismi accentratori da parte dello Stato. Il controllo della Covit va bene per i fondi pensione, ma non per le Casse dei professionisti, sottoposte ai bilanci civilistici con sindaci e revisori dei conti. L’aggregazione delle Casse previdenziali private al controllo della Covit comporterebbe, peraltro, costi insopportabili.
In Italia esistano troppe authority di settore (Covip, Isvap, Banca d’Italia, Antitrust) che hanno competenze specifiche e, spesso, anche sovrapposte. Prima di affrettare una scelta per le Casse professionali non sarebbe il caso di affrontare finalmente il problema della molteplicità di authorities di controllo?
Come risulta da alcune indiscrezioni si starebbe lavorando a un disegno di legge volto alla liberalizzazione delle professioni attraverso l’abolizione dell’esame di stato. Ma così, non si rischia di abolire anche la qualità professionale? Come è possibile, inoltre, continuare a garantire la terzietà della giurisdizione se si sottopone la giustizia tributaria al dominio del Ministero dell’Economia che è parte processuale?
Sulle liberalizzazioni delle professioni si può così sintetizzare: “Il Governo batte Bersani 10 a 1”. Come risulta da indiscrezioni di stampa si starebbe lavorando a un disegno di legge ad hoc sulla materia, un disegno che peggiora fortemente il quadro previsto dalla legge Bersani del 2006. La previsione normativa è tranchant per le professioni: abolendo l’esame di stato si cancella la qualità delle prestazioni, obiettivo principale di qualsiasi riforma professionale.
L’Oua è nettamente contraria alle norme che modificano il funzionamento degli ordini professionali e dei loro meccanismi di accesso. Gli ordini sono il sale delle professioni e i professionisti soggiacciono a regole di accesso già previste dalla Costituzione e sono, in tal senso, autorizzati all’esercizio professionale. Il Governo  intende avviare un pericoloso processo di deregulation, preludio allo smantellamento dell’interno sistema ordinistico, al fine di colpire alcuni ordini.
L’OUA ha inoltre chiesto lo stralcio della riforma della giustizia tributaria perché vengono espulsi gli avvocati e i commercialisti che sono giudici tributari, ma, cosa ancora più grave, questa riforma non risolve il nodo centrale del problema e cioè la sottoposizione della giustizia tributaria al dominio del Ministero dell’Economia. Come può dominare la giustizia tributaria il Ministero dell’Economia, cioè una delle parti processuali? È evidente che in questo modo non si garantisce la terzietà della giurisdizione tributaria.
In definitiva possiamo affermare che l’Esecutivo sta intervenendo sulla macchina giudiziaria con una manovra economica. Non sarebbe, invece, più opportuna una riforma sull’intera struttura del sistema giudiziario? Quali sono le direttrici indicate dall’OUA per una riforma efficace della giustizia? Quali le prossime iniziative previste per mettere in atto queste direttive?
L’OUA ha formulato da tempo una proposta per la riforma della giustizia che si incentra sui seguenti punti essenziali: più consistenti risorse economiche e materiali da gestire senza sprechi negli apparati amministrativi delle sedi giudiziarie. La razionalizzazione delle risorse è un obiettivo che l’OUA indica come primario; assunzione di uno o più manager in ciascuno dei medi e grandi uffici giudiziari per gestire con efficienza “l’Azienda giustizia”; applicazione generalizzata del “Metodo Barbuto” e di prassi virtuose  che hanno dato positivi risultati negli uffici giudiziari dove sono stati applicati; incremento della produttività del lavoro dei giudici, accompagnato da un numero maggiore di magistrati togati e dall’istituzione della figura dell’assistente del giudice (da individuare tra gli idonei al concorso in magistratura e i giovani avvocati che hanno conseguito a livello distrettuale i primi venti posti in una ideale graduatoria degli esami di avvocato), oltre che dell’ufficio del processo; recupero dei magistrati sottratti al proprio ruolo eliminando così i distaccamenti presso ministeri o enti; individuazione di una nuova figura di giudice laico da valutare con un accesso rigoroso e selettivo e con adeguata retribuzione e copertura previdenziale e assicurativa; diffusione su tutto il territorio nazionale dell’informatizzazione degli uffici giudiziari e del processo telematico. Gli interventi del Governo sono ancora carenti; modifica dell’art. 111 settimo comma della Costituzione, demandando al legislatore ordinario il potere di eccezione e di deroga.
Sul piano della modifica delle regole processuali: abrogare la media-conciliazione obbligatoria e intensificare il potere conciliativo del giudice anche nella fase precontenziosa da istituire in grado di appello; introdurre la possibilità per il difensore di compiere anche nel processo civile, e con le medesime cautele del processo penale, indagini difensive, sì da potersi previamente rendere conto della fondatezza in fatto di un’azione giudiziaria, prima ancora di intraprenderla. Non comprendiamo le ragioni di una latitanza del Governo e del Parlamento sulle proposte dell’OUA che sono particolarmente significative e risolutive dei gravi problemi che affliggono la macchina giudiziaria.

Vanessa Pinato

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