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Il pericolo dell'illusionismo

L'iniziativa del Governo Monti di mettere on-line i redditi dei Ministri è sicuramente lodevole, ma...

C'è sempre un "ma" quando si ha a che fare con la politica, in particolar modo allorché ci si trovi di fronte a persone di cultura, abituate a rivestire ruoli superiori e chiamate a prendere le distanze con un sistema composto in maggioranza da personaggi tanto arroganti quanto di basso cabotaggio.

Il mio architetto insegna sempre che, in una ristrutturazione, quando vi sono oggetti brutti che non possono essere nascosti (ad esempio una struttura portante), l'unico modo per realizzare un buon prodotto è metterli bene in vista, magari illuminandoli per farli vedere meglio.

Così il brutto diventa "tecno" o il vecchio diventa "antico".

Ho una grande stima del mio architetto, dopo trentasei anni di articoli di fondo mi permetto una licenza, ne cito il nome: Paolo Maggiorani.

Ho anche una grande stima delle altrui intelligenze, non a caso mi piace il gioco degli scacchi, ma la luce che esse emanano non mi abbaglia, impedendomi di vedere.

Mettendo i propri redditi alla luce del sole, i componenti del Governo hanno dato una immagine di loro stessi come di persone trasparenti ed oneste, rispondendo così alle aspettative della popolazione stanca dell'immagine di politicanti corrotti (presenti tanto nel PD quanto nel PDL).

Tutti sanno che Berlusconi è ricchissimo, però i P.M. lo hanno accusato in decine di processi di essere un corruttore affarista e almeno metà della popolazione crede che questa tesi sia fondata, ancorché non sia stata giudizialmente accertata.

Domandarsi cosa si nasconde dietro la luce dei riflettori non significa accusare il Governo di averli accesi al fine di nascondere qualcosa, ma solo mettersi gli occhiali da sole e cercare di andare oltre il bagliore.

Ad esempio, se si guardano le cose sotto un'altra angolazione ci si accorge che non è vero che il sen. Monti non è un politico, in quanto un uomo che è stato nominato due volte Commissario Europeo appartiene al mondo politico: politica significa vita della polis: all'interno di essa vi sono gli strumenti per realizzare la demos cratia, che nei paesi occidentali si identifica nei partiti politici, con le loro sezioni e i loro compromessi quotidiani imposti dalla necessità di dare soddisfazione ai clientes. Né si dica che il fenomeno del clientelismo esiste solo in Italia perché trova radici nella società romana: basta guardare agli Stati Uniti ed alle migliaia di persone che perdono il posto di lavoro allorché il loro leader è sconfitto per rendersi conto che in altri paesi esistono i medesimi fenomeni con altro nome.

Il problema è che, in Italia, spesso non si ha il coraggio di affrontare la realtà e, quindi, ci si nasconde dietro luoghi comuni.

La democrazia di stampo parlamentare è l'unico sistema che i paesi occidentali hanno ideato per assicurare a tutti la possibilità di partecipare alle decisioni della loro nazione, ma ha sicuramente molte imperfezioni strutturali, tra le quali quella che non tutti hanno la capacità di assumere decisioni nell'interesse di una comunità.

Basta riflettere su delle ovvietà per rendersi conto del problema. Studiare e lavorare richiede tempo, così come lo richiede la ricerca del consenso, il che significa che il consenso lo può ricercare stabilmente solo chi non lavora o chi ha tanto denaro per pagarsi dei professionisti della ricerca del consenso.

Non è quindi casuale se, tra le malattie delle democrazie parlamentari, si registrino l'abbassamento del livello culturale degli eletti e l'ascesa di ricchi personaggi dal dubbio passato, ma non può negarsi che il primo fenomeno sia fisiologico, mentre il secondo sia una patologia difficilmente curabile.

L'assunzione di decisioni impopolari è estremamente difficile in un sistema democratico, proprio perché esse sono semanticamente antitetiche allo stesso concetto di democrazia. Il problema è che i contesti internazionali spesso impongono tali decisioni, che alcune volte sono obiettivamente giuste, mentre altre trovano origine negli interessi di coloro che hanno un potere economico, politico e/o militare superiore a quello dei singoli stati.

I personaggi di scarsa cultura, quando comprendono di andare contro gli interessi (o le sensazioni epidermiche) dei loro elettori, sono sempre restii ad agire, ma non hanno gli strumenti, anche etici, per opporsi ai grandi timonieri. Così prevale l'inerzia, mentre all'esterno tutto si modifica, sintanto che la pressione non sarà più dei poteri forti, ma di un mondo con il quale ci si rapporta quotidianamente che è cambiato e mal sopporta chi è rimasto indietro non già a difendere valori, ma solo piccoli privilegi di bottega.

In tali contesti ha buon gioco la politica, la grande politica, quella dei poteri forti che, in quanto tali, istituzionalmente investono sul futuro: prima la nomina a senatore a vita, cioè la garanzia di una eterna immunità parlamentare per il proprio operato, poi un calcio ai partiti, poi la luce di redditi on line superiori alle possibilità di un qualsiasi cittadino, anche benestante: il tutto per rendere ineluttabili nuove tasse che renderanno più difficile la vita quotidiana di chi stringe la cinta tutti i giorni, ma non certo di chi è appena andato al governo con alle spalle alcuni milioni di reddito annui.

Quando un paese ha alla guida persone di cultura che hanno quale missione realizzare un progetto, sicuramente vedrà alcuni risultati: ma, attenzione agli illusionisti e a chi, in Europa, parla dello spettro della Grecia per imporre scelte che tendono a far acquisire agli investitori esteri i risparmi delle famiglie italiane in difesa di una moneta unica europea, che è un centro di interessi, non un dio laico intoccabile.

La sterlina inglese, all'interno dell'Unione Europea, ed il marco svizzero dimostrano che si può essere sovrani monetariamente ed indipendenti nel vecchio continente senza essere poveri o schiavi: quindi, per cortesia, signori del Governo, oltre ai vostri redditi, mettete on line anche gli importi da Voi investiti in BOT e CCT, così forse crederanno in Voi anche coloro non si lasciano impressionare da una buona trovata mediatica.

di Romolo Reboa

* Avvocato del Foro di Roma

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