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Congresso straordinario forense: il silenzio orwelliano sulla lotta degli avvocati

Cari colleghi ed amici, ho partecipato al Congresso Nazionale Straordinario Forense di Milano che, molto opportunamente era titolato "i diritti non sono merce". Come molti di Voi sapranno, l'Avvocatura romana, ed in particolare quella di riferimento del nostro movimento, ha contribuito fortemente ai lavori, portando al Congresso un gran numero di mozioni predisposte per tutelare la nostra professione ed i diritti dei cittadini. In particolare, sono state da noi portate al Congresso mozioni aventi ad oggetto vere e proprie proposte contro la mediazione "obbligatoria", contro l'aumento dei costi dell'accesso alla Giustizia, contro la geografia giudiziaria disposta dal Governo, a favore della reintroduzione delle tariffe professionali, contro la istituzione delle società di capitali tra professionisti con capitale "esterno", ed altre. Ho seguito tutti i lavori e le votazioni, pur non potendo votare in quanto Consigliere dell'Ordine di Roma non delegato (quindi ho partecipato come congressista), e volevo informare tutti su quanto avvenuto, fornendo anche una mia personale interpretazione e valutazione sia su come è stato condotto il Congresso, sia sui risultati che ha prodotto. Limiterò al minimo le polemiche dovendo evidenziare, però, che a mio parere le mozioni soggette alla votazione finale del Congresso avrebbero dovuto essere predisposte consentendo la partecipazione di chi le aveva redatte (quantomeno di un rappresentante prescelto dal soggetto che le aveva presentate). Nel caso di Roma, si trattava formalmente di mozioni predisposte dalla maggioranza facente capo a Mauro Vaglio, neo presidente del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Roma, per cui non è stato favorevolmente considerato il modus agendi degli organizzatori, che hanno riunito la Commissione mozioni non consentendo di partecipare ad un nostro rappresentante. Ma non voglio fare ulteriori critiche e polemiche, evidenziando comunque che i testi finali delle mozioni sono stati alquanto modificati e si sono ravvisate manchevolezze e contraddizioni delle mozioni stesse all'atto delle votazioni finali del Congresso. In ogni caso, ritengo che dal punto di vista dell'immagine data dal Congresso si sia evidenziata una posizione unitaria dell'Avvocatura, ferma e chiara in una azione di contrasto nei confronti di un potere che nel Governo e nel Parlamento si dimostra totalmente dimentico dei diritti costituzionali dei cittadini (come l'uguaglianza e l'accesso alla Giustizia) e deprime l'economia nazionale sottraendo risorse alle categorie professionali (primi gli Avvocati) contribuendo così al calo dei consumi. E' risultato chiaro dal Congresso che ormai tutti gli Avvocati (anche i vertici, per fortuna) sono convinti di quanto sto asserendo da circa un anno in tanti articoli, e cioè che queste misure draconiane (mediazione obbligatoria, aumento esponenziale dei costi di accesso alla Giustizia, abolizione delle tariffe e molte altre) che sono spacciate per misure utili all'economia nazionale e sono chiamate "liberalizzazioni", in realtà sono state adottate per favorire le grandi industrie (anche multinazionali) abbattendo i loro costi ed impedendo ai cittadini di proporre l'azione in sede giudiziaria. Senza contare la privatizzazione della Giustizia attuata con la mediazione "obbligatoria" che consente alla parte "forte" di partecipare direttamente al capitale degli organismi di mediazione, in assenza ed in spregio di qualsiasi regola degna di un paese civile per evitare vergognosi conflitti di interessi. Si agisce sulla "massa" per spogliare di risorse chi ne ha già pochissime, affievolendo i diritti civili, anziché agire con forza contro il crimine organizzato, la gravissima corruzione dei politici e degli statali (certificata dalla Corte dei Conti) ed i vergognosi privilegi accordati a coloro che utilizzano con fare parassitario i danari dello Stato (ricordate il mio articolo sulle auto blu?). E' di oggi la notizia che la Guardia di Finanza sta indagando, su denuncia del Codacons (che sento di dover ringraziare), sul meccanismo di aumento dei prezzi dei carburanti. Perché non ha provveduto il Professor Monti, d'ufficio, con la straordinaria forza dello Stato? Alcuni autorevoli Colleghi, anche in sede congressuale, hanno espresso (a me personalmente) l'avviso che le nostre azioni di contrasto siano inutili perché il legislatore ed il Governo hanno già deciso di non sentire le nostre ragioni, anche quelle a tutela dei diritti dei cittadini. E' evidente che il nostro Congresso straordinario è passato sotto il silenzio pressoché totale dei media di maggior diffusione, specie quelli televisivi di ascolto generalizzato. Esprimo però la mia personale opinione nel senso di continuare a combattere, civilmente e con la forza che deriva dalla nostra professionalità ed intelligenza, per i diritti nostri e dei cittadini senza badare alle voci "accomodanti". La democrazia del nostro paese, ora più che mai, richiede una nostra azione di difesa e di tutela dei diritti costituzionali e di quelli civilmente acquisiti con il progresso economico e sociale. Questa volta tocca forse a noi pagare il prezzo più alto. Dobbiamo resistere e lottare PER TUTTI I NOSTRI CONCITTADINI.

Fabrizio Bruni

Avvocato del Foro di Roma

Consigliere dell'Ordine di Roma

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