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Emendamento sulla responsabilità civile dei magistrati: incontro con l'on. Pini

avv. Romolo Reboa, avv. Reboa, Romolo Reboa, Reboa, Romolo, Ingiustizia la PAROLA al POPOLO, la PAROLA al POPOLODurante un incontro conviviale il Direttore della nostra rivista, avv. Romolo Reboa, ha disquisito con l'on. Gianluca Pini in merito a quello che è il tema caldo di queste settimane, ossia le polemiche ed il tanto rumore che ha scatenato l'approvazione della norma che introduce la responsabilità civile dei magistrati. Infatti, la Camera dei deputati, nella seduta del 2 febbraio scorso, ha approvato, nell'ambito della promulgazione della legge comunitaria per il 2011, un emendamento sulla responsabilità civile dei magistrati, proposto proprio dal deputato della Lega Nord, On. Pini. Si tratta di un intervento legislativo volto a superare di fatto quanto stabilito dalla legge Vassalli (legge n. 117 del 1988). La legge Vassalli ha introdotto nell'ordinamento italiano la responsabilità civile dei magistrati limitatamente ai soli casi di "dolo" e "colpa grave" dando la possibilità al cittadino "danneggiato" di fare causa allo Stato per aver risarcito il danno ingiusto subito. Lo Stato poi può agire in rivalsa contro il magistrato in caso di condanna. L'emendamento Pini interviene sulla vicenda stabilendo che "chi ha subito un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento" di un magistrato "in violazione manifesta del diritto o con dolo o colpa grave nell'esercizio delle sue funzioni o per diniego di giustizia", possa rivalersi facendo causa sia allo Stato che al magistrato per ottenere un risarcimento. Le novità rispetto alla legge Vassalli sono quindi due e piuttosto importanti: la responsabilità del magistrato viene estesa alla "manifesta violazione del diritto" e il cittadino può citare in giudizio direttamente il magistrato e non solo lo Stato. E proprio questi sono stati i principali temi oggetto della conversazione informale che ha visti coinvolti l'avv. Reboa e l'On. Pini.

D: Quali sono i motivi che l'hanno spinta a proporre l'emendamento in parola?

R: I motivi sono sostanzialmente due: il mio impegno di parlamentare, che spero di svolgere in modo puntuale, e l'idea che si sia disatteso l'esito del referendum del 1987 e, quindi, non si sia tenuto conto della volontà degli italiani. Lo spunto, in particolare, me lo ha dato la sentenza Traghetti del Mediterraneo spa della Corte di Giustizia Europea del 2010.

D: Cosa prevede in concreto il suo emendamento, che tanto fa discutere?

R: Estende la responsabilità dei magistrati dagli errori dolosi o per colpa grave a quelli fatti in manifesta violazione del diritto. In concreto significa che nel momento in cui un magistrato utilizza dei metodi d'indagine o delle misure cautelative sproporzionati il cittadino può fare ricorso e chiedere un risarcimento.

D: Insomma Lei è riuscito laddove Berlusconi ha fallito?

R: Non esageriamo. Sono semplicemente riuscito a far passare un principio di buon senso. Principio che ha finalmente dato seguito ad un referendum che ha avuto inoltre un grande consenso popolare.

D: Una norma, la sua, però, che ha scatenato l'ira della Magistratura, per la quale è stata messa in discussione l'indipendenza dei giudici. Si è parlato addirittura di azione punitiva nei loro confronti. Da più parti, si invoca un cambiamento di rotta della norma. Come risponde a tali attacchi?

R: Mi sembra piuttosto evidente la volontà della magistratura di auto tutelarsi! Il provvedimento non ha niente a che vedere con l'indipendenza dei magistrati. Non capisco cosa ci sia di scandaloso nel voler fissare per i magistrati un principio che vale per tutte le altre categorie professionali. Inoltre, mi aspettavo che ci fosse almeno un'apertura al dialogo con il Parlamento da parte dell'Anm dopo le parole molto sconvenienti e anche pericolose, quasi intimidatorie, non tanto nei miei confronti quanto nell'Aula. L'Anm non sta cercando il dialogo ma lo scontro. Nel mio emendamento non c'è nulla di punitivo, ma una volontà di riforma che è una necessità giuridica ed un esercizio di civiltà. Il principio della responsabilità civile per i magistrati è stato fissato per il rispetto dell'articolo 3 della Costituzione (n.d.r. "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge",) e sulla questione non farò alcuna marcia indietro. Tuttavia, qualora ci siano delle proposte atte a migliorare il testo, mi rendo disponibile ad aprire un dialogo.

D: Ritiene che in Senato il testo passerà senza modifiche? Cosa auspica?

R: Mi auguro vivamente che il testo non venga stravolto, anche perché se qualcuno pensa di poterlo cancellare o affossare si troverà contro un Paese intero. Le dichiarazioni di questi giorni del governo danno il segno di come questo esecutivo voglia disattendere un voto che è stato espresso a stragrande maggioranza e in maniera trasversale. Alla fine si tratta di tutelare i diritti fondamentali dei cittadini!

Carmen Langellotto

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