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Interviste

Intervista al neo Presidente del COA di Roma

avv. Romolo Reboa, avv. Reboa, Romolo Reboa, Reboa, Romolo, Ingiustizia la PAROLA al POPOLO, la PAROLA al POPOLOL'Avvocatura romana, con il voto di queste elezioni ha espresso la volontà di voltare pagina. Come sazierà questa forte richiesta di cambiamento?

Il nuovo Consiglio ha la grande responsabilità di dover soddisfare le aspettative dell'Avvocatura romana che ha espresso con il proprio voto l'intenzione di essere partecipe dell'Istituzione ed ha imposto a noi eletti di cambiare totalmente il modo di operare. E' per questo che non inizieremo il nostro lavoro con la consueta spartizione delle Commissioni consiliari. Ciò, infatti, tradirebbe già da subito la volontà della base che chiede a gran voce una discontinuità con le logiche di gestione che hanno caratterizzato negli anni la nostra Istituzione. La società è cambiata, l'Avvocatura è cambiata, noi dobbiamo cambiare. Perciò da oggi non parleremo più di Commissioni, ma di "Progetti" e ciascun Consigliere avrà il compito di sottopormi il proprio progetto nell'ambito dei settori che nei prossimi giorni provvederò ad assegnare, così come compete al Presidente del Consiglio dell'Ordine. Tali progetti dovranno essere portati a termine entro sei mesi ed in mancanza di puntuale adempimento da parte degli assegnatari, il compito verrà riassegnato ad altri Consiglieri.

Dunque, a ciascuno la propria parte?

Tutti i Consiglieri avranno il loro spazio per lavorare al servizio dell'Avvocatura romana.

Presidente, tra gli obiettivi del nuovo Consiglio vi è anche quello di stimolare il Tribunale di Roma ad adottare una gestione trasparente e ben regolamentata nell'assegnazione degli incarichi giudiziari a tutti i professionisti forensi (arbitrati, curatele fallimentari e delle persone, amministrazioni di sostegno, custodie giudiziarie, ecc.)?

A breve si insedierà il nuovo Presidente del Tribunale e da subito gli chiederemo di rendere pubbliche le modalità di affidamento di tutti gli incarichi giudiziari in favore degli Avvocati. Tra l'altro penso che sia un momento particolarmente favorevole visto lo scalpore che stanno sollevando sul punto i media proprio in questi giorni. Sarà indispensabile stabilire delle regole ben precise alle quali i Magistrati si dovranno attenere in futuro e allo stesso tempo, migliorare quelle già esistenti.

Già nella precedente tornata elettorale ci si interrogava sull'individuazione dei destinatari dei permessi di parcheggio all'interno degli uffici giudiziari e se, tra gli stessi, vi fossero degli avvocati e con quali criteri venissero scelti. Tali domande sono rimaste senza risposta. Il nuovo Consiglio intende intraprendere azioni affinché gli uffici giudiziari romani adottino una gestione trasparente in merito ai parcheggi interni agli uffici, magari consentendo gli accessi degli avvocati, anche a rotazione?

Non sono a conoscenza della possibilità per alcuni avvocati di accedere ai parcheggi interni degli uffici giudiziari. Prendo atto della vostra "denuncia" e provvederò ad informarmi e a sottoporre all'intero Consiglio l'esito dell'indagine per le più opportune iniziative.

Il neo Consiglio ritiene di esprimersi ed impegnarsi affinché il Parlamento discuta la proposta di legge Berselli sulla privatizzazione degli Ufficiali Giudiziari, onde liberalizzare questo servizio e aprire nuovi sbocchi di lavoro ai laureati in giurisprudenza?

Già in passato a livello associativo ho appoggiato la proposta di far diventare dei liberi professionisti gli Ufficiali Giudiziari, aderendo alle iniziative di quelli di loro che appoggiavano questa ipotesi. Solleciterò il Consiglio, quindi, a prendere una netta posizione a favore del disegno di legge Berselli.

I forti cambiamenti necessitano anche di ampie alleanze. Nei momenti di crisi non sempre però la classe forense, nelle proprie battaglie, è stata coesa...Come intende instradare un processo di rinascita dell'Avvocatura?

Noi, e per noi intendo tutti gli iscritti agli Albi dei vari Consigli d'Italia, abbiamo le capacità, le conoscenze giuridiche e tecniche, la correttezza personale e l'etica "politica" per contribuire in modo positivo e determinante al cambiamento in atto della società e per migliorarla nel rispetto dei principi costituzionali ed europei della giurisdizione a garanzia del cittadino. Tuttavia, questo obiettivo sarà raggiungibile solo con l'unione delle forze di tutte le componenti rappresentative dell'Avvocatura. Ecco perché il nuovo Consiglio opererà in stretta collaborazione e coesione con l'Organismo Unitario dell'Avvocatura, con il Consiglio Nazionale Forense, con la Cassa Forense, con l'Unione Distrettuale del Lazio, con gli altri Consigli dell'Ordine territoriali, con tutte le Istituzioni Forensi e, soprattutto, con il mondo associativo di base. Dobbiamo necessariamente batterci per la sopravvivenza di tutti gli Avvocati, a cominciare da coloro che si trovano in grande difficoltà. Sono convinto che disponiamo delle capacità e degli strumenti per vincere questa battaglia sociale e, nello svolgere questo compito, abbiamo assoluto bisogno del contributo di tutti quei Colleghi che, come noi, vogliano mettersi a disposizione per avviare la rinascita dell'Avvocatura e del Paese.

Ci si auspica che il vento di cambiamento espresso nelle parole del Presidente, soffi nella direzione giusta anche grazie al contributo di tutti i professionisti del foro.


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Intervista al Presidente Ordini Forensi Minori

avv. Romolo Reboa, avv. Reboa, Romolo Reboa, Reboa, Romolo, Ingiustizia la PAROLA al POPOLO, la PAROLA al POPOLOContinua inesorabile la battaglia dell'Avvocatura volta alla ricostruzione del Paese a cominciare proprio dalla Giurisdizione. Noi, per saperne di più, abbiamo chiesto chiarimenti al Presidente degli Ordini Forensi Minori, Walter Pompeo. Il 6 Ottobre u.s. l'Organismo Unitario dell'Avvocatura è sceso nuovamente in campo: "non per protestare, ma per proporre" ha affermato il Presidente De Tilla. Tra i presenti il Presidente degli Ordini Forensi Minori, Walter Pompeo che, ha accettato di rispondere alle nostre domande.

Presidente, nel corso della Conferenza stampa indetta dall'Oua il 6 ottobre u.s. a Roma, sono state avanzate nuove proposte volte alla ricostruzione del nostro Paese e in particolare della "Macchina Giudiziaria". Cosa pensa delle iniziative comunicate dal Presidente De Tilla? C'è davvero la possibilità di ricostruire l'Italia? Quali iniziative sono state prese da Termoli e più in generale dalla regione Molise su tali tematiche? E' indubbio che questi siano tempi difficili per l'Avvocatura, in particolare per le nuove generazioni. Cosa consiglia ai giovani che vogliano intraprendere la professione forense?

L ' Avvocatura costituisce indubbiamente una componente essenziale nella vita sociale, economica, politica, culturale del Paese e l ' Organismo Unitario dell ' Avvocatura Italiana, la sua più ampia espressione politica, è una fucina di proposte estremamente interessanti perché generate dall ' esercizio del ministero difensivo nelle aule, non sulla carta, quindi assai concrete, dal contatto quotidiano con la giurisdizione, dalla rilevazione costante delle sue criticità. La classe politica, il Parlamento, il Governo dovrebbero avviare un tavolo di confronto quotidiano con l ' Avvocatura e il Paese ne trarrebbe grande beneficio. Al giovane Avvocato mi permetto di suggerire di svolgere la professione forense con elevatissimo senso del dovere, nei confronti della persona che assiste, in primo luogo, ma all ' un tempo dei valori dell' Avvocatura. Quindi scrupolosa difesa tecnica con lo sguardo rivolto alla deontologia , mai dimenticando che lo Stato ha bisogno di chi conosce e applica il diritto. I risultati non tarderanno ad arrivare .

Nel corso dell'incontro, il Presidente De Tilla si è soffermato, in particolar modo, sulle questioni relative alla Mediaconciliazione obbligatoria, il Patto per la Giustizia, il Decalogo dell'Oua per modernizzare la giurisdizione e la Revisione della geografia giudiziaria, concentrandosi in particolar modo sulle polemiche contro la chiusura dei Tribunali minori. Lei è d'accordo con le posizioni assunte dall'Oua e più in generale dall'Avvocatura italiana?

Tra l ' Organismo Unitario dell ' Avvocatura Italiana e il Coordinamento Nazionale degli Ordini Forensi Minori esiste una grande sintonia che si manifesta assai spesso . Molte delle posizionidel primo sono condivise e fatte proprie dal secondo; mi preme, però, precisare che il Coordinamento affronta, geneticamente, tutte indistintamente le tematiche che afferiscono l ' esercizio della professione forense e la giurisdizione in genere nelle realtà geograficamente minori, ma non si occupa di tutte le tematiche che coinvolgono l ' Avvocatura in generale. Quanto alla soppressione dei piccoli Tribunali è mio parere che una riorganizzazione della rete giudiziaria sia opportuna e utile . Ma essa deve trovare il proprio fine nella rifunzionalizzazione della Giustizia, non nella riduzione a tutti i costi degli uffici giudiziari. E, al contempo, essere operata non attraverso una delega concessa in un clima emergenziale, con voto di fiducia, al Governo, bensì utilizzando un ordinario iter legislativo che rinvenga nelle Commissioni Giustizia, non negli uffici ministeriali, i propri organi vitali nelle quali il Territorio possa esporre convenientemente e far valere le proprie ragioni. L ' esercizio della delega sarà un affare estremamente serio e delicato. Mi auguro che la riforma che ne verrà sia davvero epocale, come la vuole il Ministro, ma in senso positivo.

Nell'ambito della Conferenza è emersa una questione ulteriore degna di nota. Sembra, infatti, che le donne siano da tempo la maggioranza nelle facoltà di Giurisprudenza e che spesso si laureino prima dei maschi e con voti migliori. Peraltro non si parla soltanto della professione di avvocato, anche in Magistratura il numero delle donne è copioso e notevole per qualità. Come mai, secondo Lei, si sta verificando questa inversione di tendenza, considerando che fino al 1963 alle donne era addirittura vietato accedere ai concorsi per la Magistratura?

Quello della presenza delle donne nella vita del Paese è un argomento strano. Per un verso considero risibile che il contributo che una persona dà alle istituzioni possa essere esaminato e catalogato a seconda del sesso; quel che conta è il valore del contributo e non vedo perché se una donna è davvero valida, e ve ne sono moltissime, sempre più, il Paese non debba giovarsene. Per altro verso, però, constatiamo purtroppo che le difficoltà che la donna incontra nella propria affermazione professionale sono ancora molte, troppe. Le ragioni della progressiva affermazione delle donne? Semplice, spesso hanno più capacità degli uomini, spesso si impegnano di più. Nonostante la repentina ascesa femminile nell'ambiente giuridico, restano moltissime discriminazioni: ad esempio le donne continuano a guadagnare la metà degli uomini e non è loro riconosciuta alcuna tutela in gravidanza perché, in quanto libere professioniste, non ne hanno diritto.

Simili retaggi del passato sono solo l'ennesima conseguenza di un Sistema, il Nostro, ormai alla deriva o c'è un problema di mentalità più radicato?

Il sistema del Paese è figlio della cultura del Paese stesso.

Infine, nelle veste di Presidente del coordinamento nazionale degli Ordini forensi minori, cosa pensa della chiusura dei tribunali minori da parte del Governo? Quali le azioni da intraprendere?

Se il Governo vuole veramente realizzare una seria, oculata, proficua riorganizzazione delle circoscrizioni giudiziarie in effetti finalizzata a ridare fiato a una giurisdizione agonizzante deve prendere atto che l ' esercizio della delega ottenuta a settembre non è affatto il miglior strumento. I piccoli tribunali non sono una inutile dispersione di risorse ma un utilissimo investimento a sostegno dello Stato di diritto e di un sistema in cui la cultura della legalità sia davvero diffusa. Sopprimere un tribunale, e una procura, vicino al cittadino – utente, idoneo, già con la semplice presenza, a dissuadere chi voglia violare la legge e a convincere chi voglia investire e avviare un ' impresa, non è affatto saggio . Ancor meno quando lo si intenda fare sol perché, si sostiene, ma erroneamente, e l ' Avvocatura lo sa assai bene, che soppressioni e accorpamenti gioverebbero all 'economia del Paese. Quel che occorre fare, invece, quanto ai tribunali, è semplicemente rivedere i confini di molti di essi e applicare la legge sulle tabelle infradistrettuali. Se, poi, si ascoltassero i saggi consigli di un grande magistrato e impareggiabile manager della giurisdizione, quale è il Presidente della Corte di appello di Torino, cons. Mario Barbuto, si creassero all'interno dei distretti macroaree e si rendessero flessibili le ingessate piante organiche dei magistrati, in poco tempo e realmente a costo zero la giustizia sarebbe, non solo vicina al cittadino, ma anche molto più efficiente di quanto non lo sia adesso. Se, invece, si vuole affidare ai funzionari di via Arenula la riforma del reticolo giudiziario, lasciare fuori dal confronto l ' Avvocatura, porsi come principale obiettivo quella della riduzione degli uffici, allora il rischio è davvero enorme.

Vanessa Pinato


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Intervista a Maurizio De Tilla

avv. Romolo Reboa, avv. Reboa, Romolo Reboa, Reboa, Romolo, Ingiustizia la PAROLA al POPOLO, la PAROLA al POPOLOIl 21 Marzo 2011 è entrato in vigore il D.lgs n°28/2010. Così ora anche la Media Conciliazione è legge. Da allora si è alzato un grido di protesta da parte dell’Avvocatura italiana  approdato con la manifestazione tenutasi a Napoli lo scorso 23 giugno.
Presidente, cosa rappresenta realmente la Media Conciliazione per la Giustizia Civile? Perché l’Avvocatura è in rivolta?
L’OUA ha attuato puntualmente la mozione approvata all’unanimità dal Congresso Nazionale Forense di Genova che ha definito i punti irrinunciabili di modifica della normativa sulla mediaconciliazione: 1) abrogazione della obbligatorietà; 2) abrogazione della previsione di annullabilità del mandato per omessa comunicazione preventiva al cliente della possibilità della conciliazione; 3) obbligatorietà della difesa tecnica; 4) abrogazione della previsione di una proposta del mediatore in assenza di una congiunta richiesta dalle parti; 5) abrogazione di tutte le disposizioni che stabiliscono un collegamento tra la condotta delle parti nel procedimento di mediazione e il processo; 6) previsione di criteri legali per individuare la competenza territoriale per gli organismi di conciliazione in correlazione a quella del giudice competente per legge.
L’OUA, insieme ad Ordini ed Associazioni, ha denunciato la incostituzionalità della intera normativa per violazione degli artt. 3, 24, 25, 76 e 77 della Costituzione.
Il TAR del Lazio ha trasmesso gli atti alla Corte Costituzionale e si attende la decisione entro la fine dell’anno.
Abbiamo anche chiesto un decreto ministeriale di sospensione della obbligatorietà, tenuto anche conto dell’assenza di requisiti di indipendenza e di terzietà delle Camere di conciliazione che traggono origine da società di capitali, nonché della scarsa qualità di gran parte dei mediatori.
Presidente, si “vocifera” di un decreto legge del Ministro Alfano per la modifica di alcuni aspetti del D.lgs n°28/2010 che comporterebbe una elusione della richiesta di abrogazione totale dell’obbligatorietà della Media Conciliazione.
Quale la reazione dell’OUA? Sono previsti ulteriori iniziative per contrastare questa nuova proposta?
So solo che aumenteranno i provvedimenti di rimessione delle questioni di incostituzionalità della normativa sulla mediaconciliazione. Qualsiasi “trucco ministeriale” sarà svelato dall’Avvocatura che già da tempo denuncia la scarsa tenuta etica della compagine ministeriale. Alla ripresa valuteremo la possibilità di indire ulteriori manifestazioni pubbliche e giornate di astensione.
Presidente, come sta reagendo l’OUA alla manovra economica da poco messa a punto dal Governo e, in particolare, alle novità in materia di giustizia civile e riforma della giustizia tributaria? I costi già elevati della Media Conciliazione obbligatoria, uniti all’aumento dei contributi unificati e alle ingerenze sulle Casse previdenziali private attraverso l’oneroso controllo della Covip, non rischiano di penalizzare in modo eccessivo le parti più deboli e cioè i cittadini?
L’Organismo Unitario dell’Avvocatura ha  bocciato la manovra economica del governo e le novità introdotte in materia di giustizia civile, e segnatamente l’aumento dei contributi unificati, il controllo della Covip sulle Casse dei professionisti, la riforma invasiva e escludente della giustizia tributaria, la liberalizzazione selvaggia delle professioni. Quattro fronti su cui l’Oua promette battaglia.
La manovra economica va contrastata con una grande manifestazione nazionale e con un calendario di proteste e di scioperi estesi a tutte le professioni, ma anche con una forte e unitaria proposta sulla giustizia per combattere le disfunzioni del sistema, ridurre la lunghezza dei processi, abbattere l’arretrato giudiziario.
Con il forte aumento dei contributi unificati si ostacola ulteriormente l’accesso alla giustizia che diventa onerosissima e distante dai cittadini, già penalizzati dai costi elevati della media conciliazione obbligatoria. Anno dopo anno, invece che diminuire, i costi aumentano con la giustificazione di dotarsi di più risorse. Va respinta tale motivazione in quanto le attuali consistenti risorse economiche possono essere gestite con maggiore oculatezza e senza sprechi.
L’OUA ha anche criticato il controllo della Covip sulle Casse professionali.
Se si legge con attenzione lo statuto della Covip si comprende quanto sia inadeguato questo soggetto a controllare la gestione delle Casse dei professionisti. Anche per questa ragione il provvedimento in questione va stralciato dalla manovra economica. Sarebbe assurdo, infatti, sottoporre le Casse al controllo di un soggetto non idoneo e che andrebbe integralmente riformato anche nella governance.
Sulle Casse previdenziali dei professionisti esistono già numerosi meccanismi di controllo. L’introduzione di ulteriori poteri di verifica in capo alla Covit rappresenta un modo per limitare l’ autonomia e l’indipendenza delle Casse, introducendo meccanismi accentratori da parte dello Stato. Il controllo della Covit va bene per i fondi pensione, ma non per le Casse dei professionisti, sottoposte ai bilanci civilistici con sindaci e revisori dei conti. L’aggregazione delle Casse previdenziali private al controllo della Covit comporterebbe, peraltro, costi insopportabili.
In Italia esistano troppe authority di settore (Covip, Isvap, Banca d’Italia, Antitrust) che hanno competenze specifiche e, spesso, anche sovrapposte. Prima di affrettare una scelta per le Casse professionali non sarebbe il caso di affrontare finalmente il problema della molteplicità di authorities di controllo?
Come risulta da alcune indiscrezioni si starebbe lavorando a un disegno di legge volto alla liberalizzazione delle professioni attraverso l’abolizione dell’esame di stato. Ma così, non si rischia di abolire anche la qualità professionale? Come è possibile, inoltre, continuare a garantire la terzietà della giurisdizione se si sottopone la giustizia tributaria al dominio del Ministero dell’Economia che è parte processuale?
Sulle liberalizzazioni delle professioni si può così sintetizzare: “Il Governo batte Bersani 10 a 1”. Come risulta da indiscrezioni di stampa si starebbe lavorando a un disegno di legge ad hoc sulla materia, un disegno che peggiora fortemente il quadro previsto dalla legge Bersani del 2006. La previsione normativa è tranchant per le professioni: abolendo l’esame di stato si cancella la qualità delle prestazioni, obiettivo principale di qualsiasi riforma professionale.
L’Oua è nettamente contraria alle norme che modificano il funzionamento degli ordini professionali e dei loro meccanismi di accesso. Gli ordini sono il sale delle professioni e i professionisti soggiacciono a regole di accesso già previste dalla Costituzione e sono, in tal senso, autorizzati all’esercizio professionale. Il Governo  intende avviare un pericoloso processo di deregulation, preludio allo smantellamento dell’interno sistema ordinistico, al fine di colpire alcuni ordini.
L’OUA ha inoltre chiesto lo stralcio della riforma della giustizia tributaria perché vengono espulsi gli avvocati e i commercialisti che sono giudici tributari, ma, cosa ancora più grave, questa riforma non risolve il nodo centrale del problema e cioè la sottoposizione della giustizia tributaria al dominio del Ministero dell’Economia. Come può dominare la giustizia tributaria il Ministero dell’Economia, cioè una delle parti processuali? È evidente che in questo modo non si garantisce la terzietà della giurisdizione tributaria.
In definitiva possiamo affermare che l’Esecutivo sta intervenendo sulla macchina giudiziaria con una manovra economica. Non sarebbe, invece, più opportuna una riforma sull’intera struttura del sistema giudiziario? Quali sono le direttrici indicate dall’OUA per una riforma efficace della giustizia? Quali le prossime iniziative previste per mettere in atto queste direttive?
L’OUA ha formulato da tempo una proposta per la riforma della giustizia che si incentra sui seguenti punti essenziali: più consistenti risorse economiche e materiali da gestire senza sprechi negli apparati amministrativi delle sedi giudiziarie. La razionalizzazione delle risorse è un obiettivo che l’OUA indica come primario; assunzione di uno o più manager in ciascuno dei medi e grandi uffici giudiziari per gestire con efficienza “l’Azienda giustizia”; applicazione generalizzata del “Metodo Barbuto” e di prassi virtuose  che hanno dato positivi risultati negli uffici giudiziari dove sono stati applicati; incremento della produttività del lavoro dei giudici, accompagnato da un numero maggiore di magistrati togati e dall’istituzione della figura dell’assistente del giudice (da individuare tra gli idonei al concorso in magistratura e i giovani avvocati che hanno conseguito a livello distrettuale i primi venti posti in una ideale graduatoria degli esami di avvocato), oltre che dell’ufficio del processo; recupero dei magistrati sottratti al proprio ruolo eliminando così i distaccamenti presso ministeri o enti; individuazione di una nuova figura di giudice laico da valutare con un accesso rigoroso e selettivo e con adeguata retribuzione e copertura previdenziale e assicurativa; diffusione su tutto il territorio nazionale dell’informatizzazione degli uffici giudiziari e del processo telematico. Gli interventi del Governo sono ancora carenti; modifica dell’art. 111 settimo comma della Costituzione, demandando al legislatore ordinario il potere di eccezione e di deroga.
Sul piano della modifica delle regole processuali: abrogare la media-conciliazione obbligatoria e intensificare il potere conciliativo del giudice anche nella fase precontenziosa da istituire in grado di appello; introdurre la possibilità per il difensore di compiere anche nel processo civile, e con le medesime cautele del processo penale, indagini difensive, sì da potersi previamente rendere conto della fondatezza in fatto di un’azione giudiziaria, prima ancora di intraprenderla. Non comprendiamo le ragioni di una latitanza del Governo e del Parlamento sulle proposte dell’OUA che sono particolarmente significative e risolutive dei gravi problemi che affliggono la macchina giudiziaria.

Vanessa Pinato


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OUA: New deal della Giustizia

avv. Romolo Reboa, avv. Reboa, Romolo Reboa, Reboa, Romolo, Ingiustizia la PAROLA al POPOLO, la PAROLA al POPOLOOUA: manifestazioni in tutta Italia in oltre 100 città ed uffici giudiziari. Inoltre quattro manifesti per restituire competivitità al Paese: a) revisione della geografia giudiziaria; b) Patto per la Giustizia e decalogo per l'efficienza della macchina giudiziaria; c) proposte per una nuova mediaconciliazione e per la riforma della professione forense; d) intercettazioni, OUA contraria a leggi bavaglio.

MAURIZIO DE TILLA, PRESIDENTE OUA: Ecco le proposte concrete per rimettere in moto il Paese, correggendo le storture contenute nell’ultima manovra economica, come la chiusura indiscriminata dei piccoli tribunali: in tal senso è di grande importanza il richiamo del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Ma anche cambiando davvero la giustizia civile, senza ricorrere a esperimenti fallimentari e incostituzionali come la media-conciliazione obbligatoria, ma con interventi condivisi come indicati dal “Patto per la Giustizia” e il “Decalogo dell’Oua” per modernizzare la macchina giudiziaria. Infine, un appunto sulle ultime polemiche relative al ddl intercettazioni: l’Oua sono contrari alle leggi contro il diritto di informazione e sono pronti a manifestare insieme ai giornalisti. L’Organismo Unitario dell’Avvocatura-Oua nella conferenza stampa del 6 ottobre u.s. tenutasi a Roma, ha tracciato un bilancio delle manifestazioni dell’avvocatura in corso in tutta Italia, in oltre cento città e uffici giudiziari, dal titolo: “Dalla protesta alla proposta: 100 città e uffici giudiziari, per un new deal della giustizia”. Presentati quattro manifesti di proposte per ridare efficienza alla macchina giudiziaria e alle libere professioni. Di seguito i 4 documenti e l’elenco delle città e uffici giudiziari che hanno organizzato le manifestazioni su tutto il territorio nazionale. All’incontro sono intervenuti, tra gli altri, il presidente Coordinamento Nazionale degli Ordini Forensi Minori, Walter Pompeo e il senatore del Pd, Luigi Lusi. Per Maurizio de Tilla, presidente Oua, "il successo delle manifestazioni è evidente per la grande partecipazione e per la capacità di coinvolgimento della società civile, degli amministratori pubblici, dei cittadini. Dal nord al sud, in grandi città come Milano, Roma, Napoli o Palermo, e in decine di piccoli centri".
"Il mondo della giustizia – continua - chiede a gran voce cambiamenti, senza che si rimanga ancora una volta incastrati nelle sterili contrapposizioni politiche di questi anni. La giustizia non può più essere un campo di battaglia e neppure un terreno di politiche senza respiro improntate a logiche economiciste, come avvenuto con l’ultima manovra economica. Per esempio con la prevista chiusura dei piccoli tribunali. In tal senso crediamo sia opportuno accogliere con grande attenzione il richiamo del presidente della Repubblica, che in una lettera del luglio 2011 chiedeva una rimodulazione “non traumatica” dell’attuale geografia giudiziaria, anche in considerazione delle “ragioni delle comunità locali che in essi vedono un baluardo di sicurezza e legalità”
. "La giustizia - spiega il presidente Oua - pur in presenza di una crisi economica come quella attuale, non va assolutamente gestita in termini di produttività aziendale, ma di efficienza e efficacia, perché è un bisogno primario della collettività e i suoi costi devono considerarsi come socialmente utili. Risparmio ed efficienza si possono ottenere partendo dalla riorganizzazione sul territorio degli attuali uffici di primo grado, ridistribuendo all’interno di ciascuna corte di appello o regione il carico di lavoro, il territorio e l’organico, così preventivamente verificando possibilità e opportunità di ottenere uffici il più possibili omogenei. Nei tribunali, impropriamente chiamati “minori”, i tempi di risposta della giustizia sono ottimali e rispecchiano i parametri europei, anche in presenza di organici sottodimensionati e non aggiornati". Sulla stessa linea il presidente del Coordinamento Nazionale degli Ordini Forensi Minori, Walter Pompeo: "Il Governo ed il Ministro Palma non possono andare avanti nella riforma senza ascoltare l’avvocatura: l’Oua, Cnf e il Coordinamento Nazionale degli ordini forensi minori.
I piccoli tribunali spesso sono campioni di efficienza e, contrariamente a quanto si sostiene, numeri alla mano, la spesa sostenuta non è mal posta.
I dati reali dicono che la loro produttività è molto positiva e, come sostenuto anche dal presidente Napolitano, sono visti dai cittadini come garanzia di sicurezza e presidio di legalità. Siamo chiaramente disponibili a valutare la ridistribuzione dei territori e, dove necessario, possibili accorpamenti. La volontà di dialogo non manca, d’altronde gli avvocati sono in prima linea e conoscono effettivamente i problemi del territorio".
"La strada da seguire – sottolinea ancora il presidente dell’Oua - passa anche per altri provvedimenti, per esempio, per citare solo alcuni spunti, con l’introduzione rapida del processo civile telematico, la diffusione delle prassi positive già applicate con successo in diversi tribunali, come quello di Torino e il reinvestimento di tutto il gettito del contributo unificato nel settore giustizia. Nonché attraverso l’applicazione selezionata e rigorosa di avvocati come giudici laici e l’introduzione di termini perentori per i giudici (leggi il terzo manifesto). È urgente, inoltre, abolire l’obbligatorietà della media-conciliazione, incostituzionale e non in linea con le direttive europee e implementare, invece, innovativi meccanismi volontari e poco costosi di risoluzione alternativa dei conflitti, nonché riformare la magistratura laica (giudici di pace, onorari..ecc)".
"È il nostro contributo per il bene del Paese – conclude de Tilla - crediamo meriti l’attenzione della politica, come avvenuto con analoghe iniziative della Confindustria, anzi speriamo sia il terreno di confronto per future iniziative comuni e condivise anche con il mondo dell’impresa e non come fatto fino ad ora con l’aggressione e l’esclusione sistematica delle rappresentanze dei professionisti, un settore che tutela diritti sanciti costituzionalmente e che determina il 3% del nostro Pil.
Infine: l’avvocatura ha diritto ad un’autonoma riforma della professione forense, non potendo assoggettare gli avvocati alle regole della concorrenza, gli avvocati non possono essere assimilati alle imprese".

OUA: DALLA PROTESTA ALLA PROPOSTA CONTINUA LA BATTAGLIA PER CAMBIARE L’ITALIA

Il 6 Ottobre l’Organismo Unitario dell’Avvocatura è sceso nuovamente in campo: “ non per protestare, ma per proporre” ha affermato il Presidente De Tilla.

La Conferenza Stampa indetta dall’Oua si è tenuta a Roma (via G.G.Belli 27), ma in realtà, da nord a sud, sono oltre 100 le città e gli uffici giudiziari ad essersi attivati per un new deal della giustizia, per restituire competitività al Paese e per tutelare i diritti dei cittadini dimostrando che l’avvocatura è l’unica rimasta davvero dalla loro parte. Maurizio De Tilla ha presentato ben quattro manifesti di proposte per ridare efficienza alla macchina giudiziaria e alle libere professioni tentando di correggere i grossolani errori dell’ultima manovra economica: “Revisione della geografia giudiziaria e polemiche contro la chiusura dei Tribunali minori” (in tal senso di grande importanza è stato anche il richiamo al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano) e, ancora, un cambiamento vero della giustizia civile, senza esperimenti fallimentari e incostituzionali come la Mediaconciliazione obbligatoria, bensì con interventi quali il “Patto per la Giustizia” e il “Decalogo dell’Oua” per modernizzare la giurisdizione. Finora il successo delle manifestazioni è stato evidente e la Conferenza Stampa è stata solo una conferma della capacità di coinvolgimento della società civile da parte del mondo della giustizia che, ha ricordato il Presidente De Tilla: “ non va assolutamente gestita in termini di produttività aziendale, ma di efficienza e di efficacia, in quanto si tratta di un bisogno primario della collettività”. Sono state avanzate proposte  di introduzione rapida del processo civile telematico, applicazione selezionata di avvocati come giudici laici e introduzione di termini perentori per i giudici. “E’ il nostro contributo per il bene del Paese-ha concluso il Presidente Oua-crediamo meriti l’attenzione della politica.” Infine tra numerosi applausi tra i quali sono spiccati quello del Senatore del PD Luigi Dusi e del Presedente degli Ordini Forensi Minori, Walter Pompeo, l’Oua ha annunciato un nuova Manifestazione per il 25 e il 26 Novembre. La battaglia continua inesorabile.

Vanessa Pinato

MANIFESTAZIONI IN 100 CITTA’ E 100 UFFICI GIUDIZIARI 6-7 OTTOBRE 2011. 
DECALOGO OUA E GIUSTIZIA CIVILE

 


1) INTRODUZIONE RAPIDA DEL PROCESSO  CIVILE TELEMATICO.

2) NO ALLE SANZIONI AGLI AVVOCATI ED ALLE PARTI PER LA MANCATA INDICAZIONE DELLA PEC E DEL CODICE FISCALE FINO A QUANDO NON SARA’ INTERAMENTE OPERATIVO IL PROCESSO TELEMATICO.

3) INTRODUZIONE DI TERMINI PERENTORI PER I GIUDICI.

4) ATTUAZIONE DELL’OBBLIGO PER IL MAGISTRATO DI FISSARE IL CALENDARIO DEL PROCESSO.

5) OBBLIGO PER I PRESIDENTI DEI TRIBUNALI DI APRIRE UN TAVOLO DI CONFRONTO CON LA PARTECIPAZIONE OBBLIGATORIA DEGLI AVVOCATI (CONSIGLI DELL’ORDINE E OUA) PER LA REDAZIONE DI PROTOCOLLI DI UDIENZA COMUNI A TUTTI I GIUDIZI CIVILI DEL CIRCONDARIO. VIGILANZA SULL’APPLICAZIONE DEL PROTOCOLLO.

6) REINVESTIMENTO DI TUTTO IL GETTITO DEL CONTRIBUTO UNIFICATO NEL SETTORE GIUSTIZIA.

7) COINVOLGIMENTO DEI COA NELLA SCELTA DEI  NEOLAUREATI  CHIAMATI A COLLABORARE ALL’UFFICIO DEL GIUDICE.
 

8) ELIMINAZIONE DI OGNI ONERE A CARICO DELL’AVVOCATO (QUALI ISTANZE SOTTOSCRITTE DALLE PARTI PERSONALMENTE O PAGAMENTI DI ULTERIORI BALZELLI) PER OTTENERE LA DECISIONE DI CAUSE DI ANTICA ISCRIZIONE A RUOLO.

9) UTILIZZO (ESTESO ANCHE ALL’APPELLO) DELLO STRUMENTO PREVISTO DALL’ART. 281 SEXIES PER LO SMALTIMENTO DEI PROCESSI PIU’ VETUSTI.

10) NESSUNA MODIFICA AL SISTEMA VIGENTE IN MATERIA DI IMPUGNAZIONE CIVILE, ESSENDO -  L’IMPUGNAZIONE -  L’UNICO STRUMENTO CONCESSO ALLA DIFESA PER ESERCITARE IL CONTROLLO SUGLI ABUSI E SUGLI ERRORI DELLA GIURISDIZIONE.

11) MEDIACONCILIAZIONE SOLO SE FACOLTATIVA E SENZA ONERI PER LA PARTE CHE NON INTENDE PARTECIPARE.

  

GIUSTIZIA, SULLA REVISIONE DELLA GEOGRAFIA GIUDIZIARIA CONTENUTA NELLA MANOVRA ECONOMICA, L’OUA ANNUNCIA IL RICORSO ALLA CONSULTA: È INCOSTITUZIONALE

"La revisione della geografia giudiziaria è stata programmata in maniera maldestra e fuorviante. La Costituzione impone con gli articoli 76 e 77 che si proceda a legiferare con criteri di trasparenza e legittimità. In un maxi-emendamento è stata, invece, introdotta una norma che non ha nessuna attinenza con la manovra economica e che è, appunto, in contrasto con gli articoli 76 e 77 della nostra Carta. Senza dibattito, senza discussione parlamentare, senza consultazione degli operatori della giustizia. Senza, quindi legittimità democratica, sono stati fissati criteri indicati perentoriamente dal Governo e rimbalzati sul stesso Esecutivo con la previsione della legge delega che hanno vizi di irrazionalità e che non possono consentire un intervento efficace sulla giustizia che risponda alle esigenze dei cittadini». Questa la dichiarazione di Maurizio de Tilla, presidente Oua, nel corso della conferenza stampa tenutasi oggi a Roma per illustrare le manifestazioni in corso oggi e domani in oltre 100 città e uffici giudiziari. Nel merito della delega, il presidente Oua spiega che «che la lettera e) dell’intervento legislativo - inserito nella manovra economica bis - stabilisce che la linea prioritaria di intervento del previsto riequilibrio sia tra gli uffici limitrofi della stessa area provinciale. In questi termini di fatto non si perverrà ad alcun riequilibrio, ma puramente e semplicemente alla soppressione del tribunale non provinciale. Mentre la lettera b) individua tra i criteri di valutazione quello del tasso di impatto di criminalità; nessun riferimento diretto vi è invece al tasso di industrializzazione economico – produttivo altrettanto fondamentale per valutare, sotto profili diversi, la necessità che un determinato territorio rimanga servito dalla giustizia di prossimità. Tutto ciò porterà alla chiusura di oltre 50 tribunali, con un grave danno nei confronti dei cittadini e del sistema-giustizia. Non possiamo quindi che rivolgerci alla Consulta". "L’Esecutivo – conclude de Tilla - commette un grave errore non confrontandosi con gli avvocati e decidendo di procedere sulle riforma relative alla giustizia in modo ondivago e approssimativo. E le conseguenze sono evidenti come nel caso di provvedimenti come questo sulla revisione della geografia giudiziaria".


              

 

 

 

 


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Una nuova solidarietà tra gli Avvocati Romani

Avv. Fabrizio Bruni, avv. Romolo Reboa, avv. Reboa, Romolo Reboa, Reboa, Romolo, Ingiustizia la PAROLA al POPOLO, la PAROLA al POPOLOIntervista all’avv. Fabrizio Bruni, presidente dell’Associazione degli Avvocati Romani.

L’Associazione degli Avvocati Romani, nuova realtà nel vivido mondo forense capitolino, nonostante la sua giovane età può vantare al suo attivo una invidiabile attività a favore della categoria: infatti, nello spirito di mutuo soccorso che caratterizza l’Avvocatura romana, suo scopo primario è tutelarne gli interessi e offrirgli servizi. In tal ambito l’abbiamo già vista protagonista di numerosi incontri di formazione e di azioni di protesta, in particolar modo contro la mediazione. Abbiamo incontrato il Presidente, avv. Fabrizio Bruni, per chiedergli conto dello spirito che anima un così intenso spirito di disponibilità verso il prossimo Collega.

D. Al mondo forense, da sempre comunità assai vivida, si è aggiunta di recente l’”Associazione degli Avvocati Romani”, da Lei presieduta. Come è nata l’Associazione?

R. L’Associazione degli Avvocati Romani è nata per realizzare gli obiettivi indicati nello Statuto, riportati sommariamente nella home page del sito www.associazionedegliavvocatiromani.it
Lo scopo primario è la tutela della professione forense e dei singoli avvocati nello svolgimento della loro attività quotidiana. Ed è proprio quello che stiamo realizzando, credo con molta dignità e piena efficacia. Inoltre, l’Associazione, nell’ambito dei propri obiettivi, svolge attività di formazione professionale di qualità, anche gratuita, ove possibile. Nel sito dell’Associazione presto saranno elencati tutti i corsi svolti anche negli anni passati.

D. L’Associazione ha preso una posizione molto netta sulla media conciliazione, che vi ha visto protagonisti sia per le diverse manifestazioni di protesta sia per i ricorsi presentati ad adiuvandum presso il TAR, con le relative eccezioni di incostituzionalità. Può spiegare le ragioni di incostituzionalità di detta normativa?

R. Alcune norme del d.lgs. 28/10 e del decreto attuativo 180/2010 del Ministro di Grazia e Giustizia
violano gli articoli 3, 24, 76 e 77 della Costituzione. I profili di incostituzionalità fatti valere nel ricorso al TAR dall’Organismo Unitario dell’Avvocatura, al quale l’Associazione degli Avvocati Romani ha aderito, sono state necessariamente proposte a seguito dell’emanazione del decreto Ministeriale impugnato e, quindi, trattandosi di azione innanzi al Giudice Amministrativo, hanno riguardato solo alcuni dei profili possibili (ad esempio l’eccesso di delega e l’ostacolo frapposto ai cittadini per l’accesso alla giustizia). Riterrei che nei singoli atti redatti dagli avvocati nelle materie per le quali la mediazione sia posta come condizione di procedibilità siano sollevabili ulteriori eccezioni di costituzionalità come ad esempio la violazione dell’art. 3 perché pone su piani diversi, e tratta diversamente, la parte attrice rispetto a quella convenuta. L’Associazione degli Avvocati Romani predisporrà a breve, e metterà a disposizione di tutti i Colleghi, un vademecum al riguardo.

D. Oltre a questa battaglia che sta coinvolgendo tutto il mondo forense, quali altri obiettivi politici vi proponete?

R. I nostri obiettivi, in conformità alla missione dell’Associazione, non sono politici, come non è politico quello relativo alla nostra contrarietà alla mediazione cd. “obbligatoria” di cui ho appena parlato. Precisato questo, si può rilevare che l’azione di una associazione di categoria come la nostra a mio parere dovrebbe essere attuata avendo riguardo all’azione legislativa al fine di proporsi attivamente nei confronti del Parlamento e delle sue commissioni per incidere nelle loro scelte. Per tale ragione, l’Associazione degli Avvocati Romani collabora con l’Organismo Unitario dell’Avvocatura che deve essere ritenuto l’unico soggetto di natura strettamente politica che possa rappresentare l’Avvocatura e ciò per la semplice ragione che è stato eletto democraticamente dagli Avvocati su base proporzionale in relazione al numero degli iscritti. Gli avvocati hanno delegato a tale soggetto le loro proposte politiche e normative, mediante mozioni approvate a maggioranza al Congresso Nazionale Forense, e l’O.U.A. ha, insieme, il nostro mandato e l’obbligo di portarle avanti, come effettivamente sta facendo.

D. Una delle proposte storiche di questa testata e del suo direttore è di spostare gli uffici del giudice di pace penale nel quartiere Prati. Voi cosa proponete per migliorare nel quotidiano la vita degli Avvocati Romani?

R. Naturalmente sono favorevole a qualsiasi azione che possa favorire il lavoro dei Colleghi e, certo, questa che Lei mi indica è, senza dubbio, rilevante. Per rispondere alla Sua domanda, in generale, senza elencare tutte le problematiche quotidiane degli avvocati romani che ben conosciamo, per viverle sulla nostra “pelle”, indicherei il problema principale nelle necessità che lo Stato impieghi risorse economiche molto più ingenti nell’amministrazione  della Giustizia per incrementare l’efficienza e l’organico degli uffici, contemperando le esigenze di bilancio con un’azione mirata a risolvere le oggettive necessità del Paese.
Il settore Giustizia è uno dei più importanti per restituire dignità ed efficienza al sistema economico del Paese e la via non è certa quella indicata dalla Confindustria e dai cd. “poteri forti” che vogliono ridurre l’Avvocatura ad una categoria di “impiegati” sottopagati.
Sono assolutamente contrario a tutte le soluzioni ideate da un legislatore “creativo”, ma dimentico del diritto, ed in particolare a quelle “tampone” come ad esempio la famigerata, ancorché proposta, “rottamazione” dei processi civili.
La riforma della Giustizia deve essere organica ed operata in permanente consultazione con gli operatori del diritto (Avvocatura e Magistratura).

D. Per concludere, cosa auspica per il futuro della giustizia italiana?

R. Una domanda così aperta, necessita di una risposta propositiva che è anche un auspicio: un ritorno ai valori etici di tutte le sue componenti ed in primo luogo del legislatore che non potrebbe che portare all’approvazione e alla corretta attuazione di leggi “giuste".

Massimo Reboa


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