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Etica

Etica: Sul testamento biologico e la legge Calabrò in discussione in Parlamento

Eluana EnglaroIl testamento di Eluana

 

Nel dialogo che bisogna restituire alla società proprio quando questo sembra più difficile per la crisi che la sta pervadendo (nella complessità dei suoi rapporti prevaricatori dei tempi umani e degli spazi raggiunti nell’intero pianeta mondo) nell’accelerazione scompensata dei tempi virtuali, un contributo ,in ogni determinazione della stessa società, nel concreto utile a questo dialogo, sembra necessario.

Sul testamento biologico, nell’evidenza dell’incapacità di un uso intelligente dei mezzi che la scienza ci offre, ecco una opportunità che può essere utilizzata per quel dialogo da restituirci, come valore di necessità obbligato, pena l’atomizzazione del mondo sino ai confini di Hiroschima.

L’articolo I della Calabrò va riformato e sostituito. In termini di sviluppo logico se è l’uomo, con il suo diritto riconosciuto prioritario ad esistere in una società che, dichiarativamente lo vuole tale, da lui deve partire la volontà espressa nei limiti e nei modi che la società vuole.

Questo tentativo dell’art.I riformato vuole ridare spazio più che politico,umano,cioè all’uomo visitato in punto di morte nella sua totalità.

1) La Repubblica riconosce il diritto alla vita della persona inviolabile nella attuazione delle norme che lo tutelano come diritto primario nella sua integrità negli art.2,13,32 della Costituzione.

2) La Repubblica, nella fase terminale dell’esistenza, nella consecuzione delle attività rivolte alla tutela della salute e della vita della persona,riconosce gli interventi della scienza al fine nel rispetto della volontà della persona.

3) Questa volontà, in equivoca, esistente, valida secondo protocolli di cui a questa legge, ha contenuto di attuazione nelle terapie che la scienza medica ritiene non invasive nella determinazione che il diritto alla vita del paziente vuole.

 

Giuseppe Lombardi

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Oltre il giogo della politica

avv. Romolo Reboa, avv. Reboa, Romolo Reboa, Reboa, Romolo, Ingiustizia la PAROLA al POPOLO, la PAROLA al POPOLOUn nuovo ordine mondiale ecologico per un mondo migliore

 

La scienza oggi ha fatto bingo oltre le frontiere della consapevolezza umana. Siamo sbilanciati sulle avventure del sapere in un percorso difficile ed accidentato ma anche esaltante se, nella sua verifica, possiamo tracciare una mappa del percorso con una umanità che trova nei suoi limiti la chiave per restituirsi l’armonia della vita in un orizzonte maggiore. Le virtualità informatiche offrono, infatti oggi, un grande spazio-tempo da colonizzare col senso della vita che non può essere ovviato con risultati determinati dall’equiprobabilità asettica e mistificatrice del computer. La spinta del divenire della società, oggi, dovrebbe recuperare una dialettica costruita sul dialogo concreto che escluda il pericolo nucleare, conseguenza di una cultura antagonista ed atomica. Ogni giorno di più, infatti,in una realtà onnivora le società slittano verso il suicidio dell’umanità: l’architettura della crisi mondiale dei mercati ne è segno,manifestazione e risultato. Il dio denaro, capitalizzato vincente oltre il lavoro, determina gli scambi e i rapporti finanziari nello squilibrio di una geometria variabile oltre quello spazio di tempo, raggiunto dalle accelerazioni informatiche boleane, strumenti della logica di una entropia vincente. Ecco che allora che, nella realtà della storia, ogni territorio è violato oltre i limiti che la coscienza del divenire, come primario senso della vita, può sopportare. La equivalenza degli apporti al risultato è, infatti, sfalsata nella sua dinamica già sul limite primo del palcoscenico alla vita. L’ambiente sta configurandosi negli egoismi e nell’ignoranza che l’uomo esprime, e la forma del vivere, la qualità della vita, è in una traslucida realtà per l’indigestione delle tecnologie della scienza. In questa informatizzazione, nella virtualità dei tempi, si perde il sapore antropologico, sociale e culturale di se stessi, i ritmi della vita si disarticolano in un impossibile futuro e la storia naufraga in una risacca inconcludente. L’umanità, ormai intrappolata come un olocausto in una meccanografia del pensiero, dimentica, in uno scenario che sta chiudendo il sipario, l’alleanza con Gaia e che, nella biologia dei sistemi, l’Economia è figlia dell’ Ecologia.

L’uomo, nello spicchio di tempo che le ere vivono, è solo un istante ed, in questo, ha creato tutto quel maggior disordine che porta alle colonne di Ercole.

L’economia è un inserto da leggere, prudentemente, sulle carte dei tempi che sono ecologiche. Questo per quell’ordine dato che non sappiamo rispettare perché non lo vogliamo conoscere.

Ogni evento ha corrispondenza nell’uomo in quanto partecipe e autore della conoscenza maggiore ed il suo potere, nella trasformazione del mondo nella distonia dei rapporti sociali, si oppone a quel mondo migliore che mistifica nel concreto del presente. Ora questa consapevolezza, conoscenza dei valori della vita, è necessità di cultura da dare a tutti, nessuno escluso, nella unicità dei valori archetipi ci dell’uomo. L’armonia della vita ritroverà allora il suo principio nelle risposte, pronte al richiamo, nell’ordine del mondo-universo.

L’esigenza di questo ritorno alla dignità morale dell’esistere in una esatta ricostruzione dei tempi umani, è la condizione fondamentale per allontanare conflitti ormai atomici. Nell’umiltà di una verifica non solo figurativa è la necessaria alleanza dell’ECONOMIA con L’ECOLOGIA.

 

Giovanni Lombardi *

Avvocato del Foro di Roma


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Casa della cultura antiatomica

avv. Romolo Reboa, avv. Reboa, Romolo Reboa, Reboa, Romolo, Ingiustizia la PAROLA al POPOLO, la PAROLA al POPOLO

La giustizia e la sua architettura

 

Olocausto di se la “ Giustizia ” inciampa e cade nel suo andare umano nella causa di sfratto dal palazzo dove ha sede.

Il complesso equilibrio dei suoi sistemi è in difficoltà per quel divenire oltre i rifiuti che, ora, anche all’interno del palazzo, sono concreti ed evidenti.

L’oggi non ha domani se ciascuno non sa leggere le pandette per un mondo che è una polis impazzita……. per colpa di chi?

La “Giustizia”, che già altrimenti ha sofferto nella sua architettura evidente, nel palazzaccio, deve trovare maggior fondamento, ora, sul punto di rottura.

QUINDI: La “Giustizia” (oltre la diatriba che sta soffrendo all’interno col duello giudiziario tra Magistratura e Avvocatura per l’acquisizione di spazi nel “palazzaccio”..?!), ora sclerotizzata ed inquinata dalla perdita dei suoi contenuti, deve ridefinirsi in un dialogo etico di legalità.

La bilancia, che puntella, nei suoi equilibri, i valori della “polis”, sembra sia una stadera mercificante i vantaggi di una società atomica.

Per questo la Giustizia, di per se stessa punto evidente della metafora nella dispersione degli spazi e dei tempi, diviene coscienza operativa e provocatoria.

Per questo i sottoscritti chiedono che, (nella disponibilità –esistenza di locali che possono essere “ritrovati”, anche in concreto proprio oltre i non ottimali uso degli stessi, nello squilibrio delle funzioni rispetto ai risultati) nel “palazzaccio”, abbia anima e si stabilisca quanto è sottoscritto e firmato per uno spazio riconosciuto e non appesantito da con- I sottoscritti magistrati, avvocati chiedono che negli spazi del “palazzaccio” sia formalizzata la costituzione di un’area culturale operativa con eventi di comune accordo azionati per restituire piani di lavoro alla “Giustizia”. CAMERA DELL’UNIONE CULTURALE ANTIATOMICA DEGLI OPERATORI PER LA FUNZIONE GIUSTIZIA trapposte gestioni di potere. Il concorso di una cosciente comune partecipazione alla gestione della Giustizia deve essere, significativamente, in progressione per costruire una cultura nella quale i più giovani ritrovino la motivazione di lavoro. Gli organi di rappresentanza istituzionali della Avvocatura e della Magistratura hanno autorità e mezzi, per realizzare innovativamente questa pagina nuova, accettando questo contributo nei termini di lavoro, non solo culturale e provocatorio.

 

Giovanni Lombardi*

Avvocato del Foro di Roma

www.viapanisperna.com


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L'ordine, la legge e la giustizia

avv. Romolo Reboa, avv. Reboa, Romolo Reboa, Reboa, Romolo, Ingiustizia la PAROLA al POPOLO, la PAROLA al POPOLOI “media” fanno informazione dilagando in ogni personale spiaggia di ciascuno imprigionando i fatti secondo la personale gratificazione del potere.

Le notizie poi ci raggiungono colorando i fatti politici e sociali, la crisi ecologica del pianeta e dei sistemi economici finanziari, con i sapori del gossip arricchendo così la confusione che è la chiave dell’entropia sociale.

I giornalisti, sono gli irresponsabili gestori del maggior potere dell’informazione calibrata sugli squilibri di una regressione sociale in atto di cui la Stampa è la cartina di tornasole.

Il secondo principio della termodinamica rivela l’entropia come indice di degradazione di un sistema fisico e l’umanità è, nell’intero paese mondo, alle colonne di Ercole.

Infatti, nelle complessità della realtà del nostro mondo, in analogia di verifica, il secondo principio rivela il degrado dei sistemi sociali e dei rapporti umani che, così svolgendosi sino all’azzeramento antropico (cioè fuori quadro di quello che è il vivere sociale), corrisponderebbero alla fine della società civile, cioè dell’umanità tutta.

La consapevolezza di questo può determinare un colpo di reni, per risalire dal fondo in cui sembra precipitare il mondo intero che implode nelle sue architetture viziate?

Quale che sia infatti la partecipazione al vivere comune, alla polis, quali che siano i mezzi, (e i luoghi), con cui il consorzio umano vive e costruisce la realtà, la cicloide del tempo è negativa. Ognuno infatti, ignorando questa realtà, è giunto a saccheggiare il mondo-pianeta terra, antropologicamente dovuto alla specie umana come territorio di scambio e riconoscimento.

Questo, nella incapacità della umanità di rigenerarsi per una nuova stagione, è l’ innesco pronto per crisi non più reversibili.

Una specie animale ha dilagato sul pianeta, ed ha rotto gli equilibri che sono da ritrovare nella continuità di un dialogo che si deve riproporre in primo luogo ogni giorno,in ogni luogo.

Il dialogo normalizza all’ordine ed alla legalità le diverse forme di culture e di civiltà gia impegnate in un antagonismo antropico ed è una regola di necessità evidente. .La regola è da ritrovare come giustizia nella compartecipazione al vivere sociale, quale la società determina. La legalità si forma, vive e si attua, punto per punto,secondo le norme che la legge, dei diritti e dei doveri, dispone per restituirla alla polis come ordine.

In Italia specificatamente la riforma dei codici di rito e di merito si pone, quindi, come prioritaria anche nella semantica e nella nomenclatura delle norme che devono omologare una realtà sociale che si trasforma. La bilancia della giustizia si deve realizzare in concreto per quell’equilibrio che la società, nel suo ordine dovuto e percepito, deve al cittadino. Questa funzione è delegata ad ognuno nel suo ordine e, nello specifico agli addetti ai lavori: giudici e avvocati. In questa geometria di rapporti, che in concreto sono una polis vivibile nell’etica di una conoscenza che ha coscienza del divenire ordinata-mente, si riaprirà un orizzonte per la società. Il tempo virtuale delle sempre più complesse virtuosità tecnologiche della scienza non può imprigionare, dentro i suoi schermi, il tempo dell’umanità. Questa costruisce la storia, che si modellizza in ognuno nella speranza, proiettata verso il migliore dei mondi possibili, ed allora, oggi, sembra evidente che il modello della realtà comune debba essere nella legalità, come dominio delle complessità culturali non risolte, perché la polis, ora pianetaterra tutto, possa vivere ancora.

In una architettura della polis nella forma desiderata da ciascuno: nell’equa probabilità delle risorse alla vita e per la sua qualità, nessuno escluso. La cultura giuridica deve trovare nuovi equilibri tra il diritto da riaffermare ed i modi attraverso i quali può gestirlo: la centralità è sempre, però, la legalità come funzione di riconoscimento.

Il giunto cardanico della politica (arco di volta della società) può essere ridimensionato e lubrificato da una giustizia positiva per quella maggiore intelligenza che può permettere quella sterzata (o colpo di reni) richiamata all’inizio di questa riflessione. Per questo una ragione consapevole si arma del diritto per dare spazio ad un tempo diverso per l’umanità oltre una possibile nuova Hiroscima.

 

Giovanni Lombardi*

Avvocato del Foro di Roma

www.viapanisperna.com

 

 


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Il rapporto tra l'uomo e l'informatica

avv. Romolo Reboa, avv. Reboa, Romolo Reboa, Reboa, Romolo, Ingiustizia la PAROLA al POPOLO, la PAROLA al POPOLODivagazione sulle strutture informatiche del tribunale e sui vantaggi che queste possono dare come tessere di quel mosaico che domani dovrà essere un mondo migliore. Questa è l’utopia: rideterminare l’uso delle tecniche nel programma dell’era dell’acquario. Oggi non c’è luogo per l’utopia se non nel pensiero vincente ed è l’era del matrimonio necessario tra una buona scienza e le sue innovazioni figlie di un’etica vincente. Nei limiti del diritto applicato in concreto nel Nuovo Ordine Mondiale. Platone nella “ Repubblica “diceva che compito della filosofia è quello di dare sapere, altrimenti è inutile. Oggi la filosofia per farlo abbraccia la scienza. Naturalmente mantenendo il quadro che dà senso al percorso dell’umanità. L’informatica sta invadendo i territori della giustizia perché il processo possa recuperare, nei tempi brevi del virtuale, un risultato di certezza utile alla economia dei rapporti sociali. L’iter e lo schema delle procedure, alleggerite dalle sovrabbondanze di antichi rituali cartacei, è un territorio nuovo sul quale dovrebbe navigare la Giustizia. In parallelo infatti, se fosse riequilibrato il rapporto tra queste semplificazioni (l’hard) e gli operatori del servizio (giudici, avvocati, funzionari dipendenti dall’organismo giustizia tutti), gli utenti e i cittadini riconoscerebbero, nello svolgimento e nell’esaurimento dei processi, la Polis. Quella che l’opinione pubblica vorrebbe nel vivere comune rimotivato con buona salute (sanità) anche della cultura (scuola). La società si incardina e vive in queste tre funzioni: la legge, la salute, la cultura. Nell’induzione di queste proposizioni vorremmo ricavare la deduzione (la reductio ad unum), impossibile sino a quando la mole dei processi sarà tale da ingorgare il normale rapporto sociale della società. In definitiva sarà sempre in evidenza, percepito come tale, solo un rapporto di informazione automatica (informatica: quella che non riscalda il cuore) per i cittadini ostacolati nel vivere civile nella città. Quante tonnellate di carte riemergono dal ritardo di riequilibrio che si svolge, ad esempio, a Roma, tra le parti sociali? Ricchi e poveri sono, su fronti opposti ma omologati dai media, nella frana delle dinamiche economiche che non torneranno umane se non riequilibrando quella bilancia che è ben figurata nelle aule del tribunale. Così, analizzato il problema,quello della organizzazione e funzionamento della Giustizia, ed, a caduta, le connessioni possibili per un riordino della società, dobbiamo prendere atto della necessità della totale rielaborazione del quadro. Questo è innestato nelle accelerazioni dei tempi virtuali che sconfessano gli equilibri culturali e antropologici della Polis. L’uomo è condizione condizionato dei cambiamenti che vive nella società ed allora deve rimodellare le priorità di intervento risalendo alle radici del problema che è l’uomo sociale. Questo è “elementare” direbbe Sherlock Holmes a Watson. Allora nuovi paradigmi devono regolare il progresso delle civiltà secondo i tempi e i luoghi dell’oggi in cui ogni innovazione deve vivere nella filosofia del sapere. La reductio ad unum degli statuti delle religioni, delle costituzioni degli stati, può essere, pur nelle articolazioni diverse come è legge di vita, nella rifondazione di quel principio ineludibile del diritto di ogni cittadino del mondo, nel pianeta globale dell’oggi, di avere concreta giustizia nella sapienza di una nuova cultura. Oltre la violenza degli antagonismi che ha come traguardo solo Hiroscima. Piccoli passi di corrispondenza appaiono all’orizzonte nella attuazione di principi e leggi dove può, nello specifico, essere fattuale la difesa dei più deboli, i menodotati, i malati, i vecchi ed anche la speranza non ci deve lasciare se vediamo tornare al sole 33 minatori persi a settecento metri di profondità.

 

Giovanni Lombardi

Avvocato del Foro di Roma www.viapanisperna.com

 


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