Il 1995, ventesimo anno di pubblicazione de la Parola al Popolo, inizia con la nascita del primo governo “tecnico” della storia della Repubblica Italiana. A seguito del “ribaltone” operato dalla Lega Nord, che nel dicembre del ’94 aveva abbandonato la maggioranza di centrodestra causando la caduta del primo Governo Berlusconi, il 17 gennaio Lamberto Dini diventa Presidente del Consiglio.
Quella “seconda” Repubblica che sembrava essere nata dopo le elezioni del 27 marzo ’94, dove per la prima volta gli elettori sapevano come sarebbe stata composta la coalizione vincente e quale sarebbe stato il Capo del Governo, subisce il primo colpo da parte dei fautori del vecchio “regime partitocratico” e di quei “poteri forti” che avevano visto un cambiamento a loro non gradito. Il non voler ridare subito la parola agli elettori da parte dell’allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro consentì la nascita di un governo, non rappresentativo della volontà popolare sancita dalle urne, composto da ministri tecnici non parlamentari che per circa un anno e mezzo guidò la nostra nazione con i voti dei partiti usciti sconfitti dalle elezioni e di transfughi della coalizione uscita vincitrice dalle elezioni.
Pochi giorni dopo, il 27 gennaio, a Fiuggi dopo lo svolgimento dell’ultimo congresso del Movimento Sociale, nasce ufficialmente Alleanza Nazionale che da sigla “contenitore” di missini e di quell’elettorato cattolico moderato, liberale e conservatore aveva già debuttato alle politiche del ’94 alleandosi con Forza Italia ed esprimendo cinque ministri nel primo governo Berlusconi. Nasce quindi come nuovo partito e nomina suo presidente l’ex segretario dell’Msi Gianfranco Fini.
La “svolta”, come da tutti viene definita, riporta la Destra al centro dello scenario politico italiano dopo che per decenni era stata esclusa dall’arco costituzionale. Una destra interclassista che ha una forte anima sociale e popolare ed è capace di rivolgersi ai ceti medi e alle fasce più deboli della società, ad un elettorato moderato e conservatore, che diventa forza di governo a tutti gli effetti.
Il nascente bipolarismo si rafforza, Alleanza nazionale fa parte stabilmente della coalizione di centrodestra, non c’è più il nemico ma l’avversario politico e finalmente finisce un lunghissimo dopoguerra, sia dal punto di vista politico che storico-culturale. Dopo la scioglimento del Pci con la nascita del Pds e la fine del Pentapartito, con lo scioglimento dell’Msi scompaiono i partiti della prima repubblica. S’incomincia a parlare anche dei crimini del comunismo, delle foibe e del “sangue dei vinti”, inizia un percorso che porterà questa parte politica alla piena legittimazione democratica anche in campo internazionale.
Tematiche come l’amor patrio tornano ad avere la giusta considerazione e il tricolore non si sventola più solo quando gioca l’Italia nelle competizioni sportive.
Però quella che puntava a diventare una forza politica vicina al 20 per cento, nel corso degli anni a causa delle continue svolte e “abiure” del suo leader Gianfranco Fini, spesso non democraticamente discusse con gli organi di partito e mal digerite da gran parte dell’elettorato, darà forza alla Lega Nord di Bossi che portando avanti con più forza e in modo più “rude” tematiche come sicurezza e immigrazione rosicchierà voti ad An diventando sempre più determinante nella coalizione di centrodestra.
Nel corso dell’estate scoppia lo scandalo di “Affittopoli”. La Parola al Popolo è tra i primi organi di stampa a denunciare la mala gestione degli istituti delle case popolari e delle case di vari enti. Una nostra inchiesta porta alla lucei bilanci in rosso e la lentezza dello Iacp nell’intraprendere le cause di sfratto verso gli inquilini morosi, soprattutto se si tratta di sedi di partiti politici, in gran parte di sinistra, o di organizzazioni sindacali.
Vengono così alla luce i canoni di locazione irrisori per case o attici al centro di Roma dati in affitto a onorevoli o ex deputati che, visto il loro reddito, non dovrebbero più avere i requisiti previsti dalla legge per abitare in un alloggio popolare, mentre in lista di attesa ci sono tanti cittadini che hanno un reddito ai limiti della sopravvivenza.
Si scoprono gli “altarini” quando sugli organi di stampa vengono pubblicati nomi e canoni di locazione e si vede che gli “onorevoli inquilini” sono quasi tutti esponenti dei partiti della prima Repubblica che hanno ottenuto l’alloggio, a sentir loro, quando avevano un reddito inferiore
a quello attuale. Ma questa giustificazione non è accettabile e, vista l’indignazione popolare, in parecchi abbandoneranno le loro abitazioni per acquistarne una, magari accedendo un mutuo come i comuni mortali che sicuramente non hanno uno stipendio di dieci milioni al mese…
Francesco Fedeli
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