Messaggio
  • EU e-Privacy Directive

    Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Continuando a navigare nel sito accetti il loro utilizzo.

    Guarda la Cookie Policy

Da Piazzale Appio a Piazzale Clodio

Alberto Passigli È ancora con piacere e nostalgia, nonostante il lungo ed inesorabile avanzar del tempo, che ricordo quei favolosi e spensierati anni della mia vita, a cavallo tra il 1970 ed il 1985. In quei tre lustri, insieme al mio amico Romolo Reboa, quali giovani studenti, prima liceali e poi universitari, ci dedicavamo allo studio, anche se per molti probabilmente a tempo perso, ed alla nostra variegata comitiva di amici, composta di persone di ogni estrazione sociale e politica, che però coesistevano perfettamente in quella sorta di magico rifugio che chiamavamo.....mansarda! Il nostro piccolo mondo dove i nostri sogni di ragazzi che diventano uomini lentamente prendevano forma. Ancora oggi, quando ho l’occasione di entrare in questo localino di non più di 35mq, mi assale ineluttabilmente un senso di malinconia struggente. Nella mia mente riecheggiano risate che si rincorrono, frammenti di conversazioni perdute e bisbigli di confidenze ricevute. Rievoco immagini laddove ora esiste un semplice ripostiglio, sì depositario di tanti ricordi, ma vuoto e silenzioso. Quando il mio sguardo percorre le sue oramai anonime pareti, non posso che rammentare i momenti più belli di un'età che non ritorna. Quelle mura sono state le testimoni non solo di ferventi ed appassionati dibattiti, ma soprattutto delle nostre allegre e goliardiche feste che settimanalmente organizzavamo, nelle quali spesso mi improvvisavo Dj con tanto di mixer cuffia e doppio piatto e nelle quali venivano sempre splendide ragazze. Sperimentavamo così i primi amori, i primi corteggiamenti e le prime brucianti delusioni. Il divertimento era certamente assicurato, anche se spesso in quelle poche mattonelle si dimenavano oltre 90 persone! Non posso fare a meno di sorridere nel ricordare affettuosamente gli amici di allora: Carlo Valenti, Stefano Finili, Franco Dadone, Leonardo Montagni e Tobia De Stefano. Oltre a loro il mio pensiero va a tutti gli altri che non posso menzionare per ovvi motivi di spazio, ma che rimangono nel mio cuore e nella mia mente come un ricordo indelebile. Parole vere scritte con il cuore e non con la testa. Quegli anni in mansarda...

 

 


Add a comment

Angelo Masetti Quando Romolo mi ha proposto di scrivere qualche riga sul tempo nel quale ero il “direttore” dell’Augustus, il giornalino del Liceo Ginnasio statale Augusto, ho provato un po’ di disorientamento.

Non mi ricordavo quasi nulla di quegli anni. Solo alcune vaghe sensazioni, alcune atmosfere, una dolce nostalgia per uno dei periodi più belli e spensierati della vita.

Nei giorni successivi ritornavo su questo punto e qualche cosa affiorava dal pozzo della memoria.

Ho cercato tra le vecchie carte per vedere se trovavo qualche numero dell’Augustus, ma i tanti traslochi di questi decenni avevano evidentemente sacrificato queste tracce. Era la fine degli anni ’60 e l’Augusto era un liceo che oggi definirei di frontiera.

Si trovava in un immenso quartiere sicuramente non di destra, tanto è vero che, con l’avvento delle circoscrizioni prima e dei municipi poi, ha sempre avuto amministrazioni di sinistra.

Tuttavia gli attivisti di destra e le loro “sezioni” (come allora si chiamavano quelli che ora sono “circoli” “club” e via dicendo) erano presenti e visibili.

Il liceo Augusto era molto grande e, in quegli anni, aveva una popolazione studentesca enorme. Le sezioni arrivavano fino alla lettera N. Era collocato a poche centinaia di metri dalla sede del Comitato di quartiere dell’Alberone, dalla sezione del PCI, dal deposito dei tram di Via Appia Nuova e dal Circolo “Nuova Europa”di Via Noto, 7 autonomo, ma aderente al Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del MSI/DN.

Il maggio del ’68, in cui tutte le università italiane, esclusa la Bocconi, erano occupate, sfociò, nel novembre dello stesso anno, nel primo “sciopero” degli studenti del nostro liceo.

Io facevo il V ginnasio e aderii alla protesta perché era bello ed eccitante rimanere fuori dalla scuola con tanti altri, più grandi di noi. La battaglia era per i vetri puliti.

Il nostro mitico prof. Tortorici, che non aveva mai visto tali gesti di insubordinazione, minacciava ritorsioni terribili e andava dicendo che chi non fosse entrato in classe non avrebbe più visto la luce del sole. Minaccia che faceva scorrere veri brividi di terrore per le nostre schiene.

Ma il dado era tratto. Il virus della consapevolezza era stato inoculato, il piacere della partecipazione era stato assaporato.

Il mutamento delle dinamiche relazionali fu spaventosamente veloce e profondo.

Una generazione di giovani per lo più senza credo politico ed appartenenza di parte si ritrovò in un crogiolo ribollente di idee radicali, di novità intellettuali, di stimoli viscerali che l’avrebbe portata molto lontano.

Io ho vissuto questo periodo anche attraverso i percorsi esistenziali di compagni di liceo.

Nell’arco di pochi semestri dalla protesta gioiosa, ingenua, pacifica, che vedeva tutti uniti, si è passati a concepire come possibile il fatto che tra compagni di classe si potesse anche essere divisi per motivi ideologici.

Quindi sono apparsi “i comunisti”, “i fascisti”, ed anche “quelli di Comunione e liberazione” che, prima di entrare in classe la mattina, si mettevano in cerchio tenendosi per mano e pregavano.

Succedeva che all’uscita di scuola mi trovavo il mio povero amico delle medie Gianni A. –poi morto suicida- che, mostrandomi la pistola, mi suggeriva di allontanarmi perché era venuto con alcuni camerati per picchiare un comunista.

Succedeva che ti toccava andare a trovare all’ospedale S. Eugenio alcuni compagni di classe fascisti, Mauro C., Ciccio V., Ennio C. che avevano rischiato di morire bruciati all’interno della sezione di Via Noto, sprangata dall’esterno e bersagliata con bombe molotov. Succedeva che andavo il palestra a fare un po’ di Judo e tra i più bravi ed ammirati c’era Francesco P., della sezione M, che sarebbe stato uno degli irriducibili delle Brigate Rosse.

Succedeva che l’inconsapevole Francesco DF veniva sparato al femore, sotto casa, da fuoco fascista, forse per un errore di persona.

Succedeva che nella mia classe c’era Edmondo S., uno che non avrebbe fatto male ad una mosca, con tanti problemi psicologici, che viene sbattuto in galera per 16 anni perché pare trasportasse volantini delle BR. Quando è uscito- dopo 16 anni !- era convinto di avere i denti pieni di microspie. E succedeva anche di vedere, con immenso sgomento, che il mio compagno di classe Enzo R. – anche lui non c’è più- esultava alla notizia dell’uccisione del commissario Calabresi, nel maggio del ’72.

Che dire poi di quando, in previsione di scontri fisici seri tra comunisti e fascisti, dal vicino deposito dei tram arrivavano operai che brandivano disinvoltamente un piccone.

E poi c’erano tanti come me, che non riuscivano a farsi prendere da questo turbine di eventi e di passioni sconsiderate ed osservavano il fiume in piena che scorreva e trascinava via tante storie.

In questa situazione l’Augustus, il giornalino del Liceo, non interessava a nessuno ed il Preside Pietro Conte fu ben felice di consegnarne le chiavi ad un gruppo di studenti della sezione C che voleva dare sfogo ad un’altra passione vera, che può durare anch’essa tutta la vita. La passione per il giornalismo. Ma non certo il giornalismo cialtrone, servile e prostrato che è in voga oggi. Io ne sono stato il direttore dopo Antonio Bruni e prima di Romolo.

A posteriori posso dire che sembrano tre ere geologiche. I miei ricordi personali appartengono all’incipit di un’epoca appassionata e violenta.

 

 

Angelo Masetti


Add a comment

Stavolta Romolo l'ha fatta davvero grossa! E' stato questo il primo pensiero che mi è passato per la testa quando ho ricevuto la telefonata che mi invitava a prender parte (e che parte) a questa nuova avventura nel nome de la PAROLA al POPOLO. Anzi di “IN-GIUSTIZIA la PAROLA al POPOLO”, come subito mi corregge il piccolo grande capo.

Quasi come Dumas, il megadirettore Reboa ha deciso: rimettere insieme, 35 anni dopo, i moschettieri del giornale, per celebrarne l'anniversario. Tra le diverse iniziative il ponderoso volume che avete tra le mani: vera e propria bibbia della cronaca e della storia della città di Roma (e non solo), e di quella grande trasformazione (incompiuta) che voleva rovesciare la prospettiva attraverso cui guardare il mondo.

E allora eccoci qui, tutti insieme sopra un ipotetico tram, metafora perfetta di un viaggio che ancora oggi vuol portar al centro la periferia. Un viaggio che ha proprio nel viaggiare la sua ragione d'essere. Un tram ideale (“Da Piazzale Appio a Piazzale Clodio”) in tutto uguale a quello reale (il Cinecittà – Termini) azzurro e rumoroso, che tutti noi, “ragazzi” nati ai bordi di periferia, ricordiamo come l’unità di misura della distanza dal centro. Un tram a cui, come al giornale, davamo il compito di annullare quella distanza, capovolgendo la prospettiva ed il punto di vista.

Ed in questo viaggio attraverso lo spazio ed il tempo, ecco che, accanto alla grande storia di questo paese, ci sta la piccola cronaca dei nostri racconti. E ti accorgi che, messe così in fila ed in sequenza, storia e cronaca si intrecciano, si tengono, si spiegano a vicenda. Ti accorgi che non stai sfogliando un libro di memorie più o meno condivise, ma un libro che parla, ancora, all'oggi.

Ti accorgi che le grandi questioni politiche, economiche e giudiziarie rimaste irrisolte nel nostro paese, l'arroganza di un potere fatto, fuor di metafora, di caudilli nani e ballerine, sono strettamente connesse alle piccole grandi ingiustizie perpetrate ogni giorno contro gli ultimi della società: lavoratori, precari, migranti, rom..... Insomma ti accorgi che quella voglia di combattere per cambiare le cose, rovesciando il tavolo del potere ed assumendo come punto di vista necessario quello degli effetti collaterali di ogni guerra, per/di cui scrivevamo, resta una esigenza drammaticamente attuale.

“La storia siamo noi / nessuno si senta escluso”: le parole di una bella canzone di Francesco de Gregori, possono spiegare, meglio di molte altre, cosa animava i nostri interminabili incontri di redazione. Volevamo essere protagonisti della nostra storia. Ma sapevamo anche che non potevamo esserlo se non tutti insieme, dentro la città, attraverso una partecipazione vera alla vita civile, consapevoli, come ci insegnava Giorgio Gaber, che “la libertà è partecipazione”.

Leggo i nomi che accompagnano questo viaggio nel tempo e nello spazio. E mi ricordo che questo giornale è stato anche una fucina di tanti professionisti che hanno trasformato in lavoro quel bel gioco giovanile.

Come molti di loro, non farei questo mestiere se non ci fosse stata la PAROLA al POPOLO. Soprattutto non lo farei con la passione con cui lo faccio se non ci fossero state quelle riunioni mensili. Che erano una scuola di giornalismo e di libertà, dove l'unica censura ammessa era quella della grammatica e dell'intelligenza.

Dove l'unica regola insormontabile era il rispetto reciproco. Dato e ricevuto.

La PAROLA al POPOLO, insomma, come banalità del bene, comunità educata ed educante nella quale le differenze sapevano venire a contatto, contrapponendosi anche duramente, senza mai escludersi. Ed una prova di questo sono gli articoli che leggerete in queste pagine: tutti molto diversi nell'approccio e nell'analisi.

Ma tutti espressione di grande rispetto e buona fede. E allora in carrozza. Il tram parte. Attraversando storia e cronaca arriverà a piazzale Clodio. E ancora una volta sarà metafora di un paese che pare aver sostituito i tribunali alle piazze. Ma non è il momento di darla vinta a Eugene Ionesco che apostrofò i ragazzi del maggio francese con un “diventerete tutti notai”. Non tutti. E non nell’animo. C’è ancora molto da fare e da combattere.

Hai proprio ragione caro vecchio Brel: c’è voluto del talento per invecchiare senza diventare adulti. E allora. au revoir, bon voyage!

 

Fausto Pellegrini

 


Add a comment

Francesco RoccaUn momento di festa e di riflessione. Un’iniziativa culturale importante, che lascerà sicuramente il segno. Proprio per questo è per me un grande onore poter dare il mio contributo a “Da p.le Appio a p.le Clodio”, prendendo così parte ai festeggiamenti per il 35° anniversario del giornale “la PAROLA al POPOLO”, fondato dall’amico Romolo Reboa, e diventato successivamente nel 2001 “InGIUSTIZIA la PAROLA al POPOLO”.

Quindi, prima di tutto, voglio fare gli auguri al fondatore e alla redazione tutta: questa pubblicazione è un’opera meritoria, che ci darà uno sguardo approfondito sulla nostra storia recente, riprendendo scritti del passato e spunti dell’oggi che stiamo vivendo.

L’archivio di 35 anni di fatti, 30mila foto, migliaia di commenti è a dir poco una miniera d’oro: il lettore si troverà davanti a centinaia di pagine dense di contenuti sulla storia di Roma e dell’Italia. Apprezzo molto la scelta editoriale di ripubblicare gli articoli più significativi per contenuti e firme: alcuni degli intervistati di allora oggi sono personaggi famosi, oppure molte delle firme di un tempo oggi sono giornalisti affermati. Ma l’opera non è solo questo.

Con uno sguardo di oggi, anno per anno, dal 1975 al 2010, un giornalista cresciuto nella redazione o una persona altamente qualificata che abbia comunque avuto un rilievo per la vita della testata ha riscritto la storia o le proprie sensazioni di quell’anno prendendo come spunto a sua scelta uno dei temi trattati in uno degli articoli di fondo di quell’anno.

In un’epoca, come quella attuale, di grandi divisioni, questo giornale diventa ancora di più un fiore all’occhiello visto che, come da tradizione, nella redazione lo spirito è sempre stato bipartisan nel senso più sano del termine: spazio per idee contrapposte senza censura e con la voglia di sempre di approfondire tematiche di attualità. Non a caso, ci sono personaggi politici e del mondo del giornalismo di ogni estrazione e bandiera che si incontreranno per festeggiare questo importante anniversario. Come bisogna sottolineare che molti dei giovani di allora, oggi si ritroveranno a questa festa della cultura nella loro veste “adulta” di imprenditori, vertici di amministrazioni pubbliche, professionisti e docenti universitari, così come lo sono i redattori e collaboratori attuali di “InGIUSTIZIA la PAROLA al POPOLO”.

Voglio salutare tutti quelli che hanno dato il loro contributo a questa pubblicazione, ministri della Repubblica, consiglieri comunali e municipali, e soprattutto voglio ringraziare Romolo Reboa per lo spazio che mi ha voluto mettere a disposizione e chi ha lavorato perché tutto questo fosse possibile, la dott.ssa Carmen Langellotto e il giornalista Rai Fausto Pellegrini.

E infine un “in bocca al lupo” alla redazione: questo è il momento della festa, pronti però ad affrontare il futuro che sarà altrettanto radioso.

 

Francesco Rocca


Add a comment
Banner

Newsletter

Newsletter

Immagini da In-giustizia 

http://reboa.net/components/com_gk3_photoslide/thumbs_big/348377IMG_2330.JPG

404

404: Not Found Sorry, but the content you requested could not be found Leggi tutto

http://reboa.net/components/com_gk3_photoslide/thumbs_big/466707Antonio_Di_Pietro.JPG

La riforma organica della magistratura onoraria

 Nell’ultimo decennio, per contenere l’arretrato giudiziario e alleggerire il carico di lavoro dei magistrati togati, la giurisdizione é stata devoluta sempre più ai magistrati onorari, sia aumentando progressivamente la competenza Leggi tutto

http://reboa.net/components/com_gk3_photoslide/thumbs_big/653028Immagine_015.jpg

Convegno: Magistrati scrittori

Il 2 ottobre 2011 si è tenuta presso la Pinacoteca Palacultura di Latina la quarta edizione del Convegno dei magistrati-scrittori,realizzato da Eugius, Unione Giudici Scrittori d’Europa, nell’ambito della kermesse “Giallolatino”, Leggi tutto

http://reboa.net/components/com_gk3_photoslide/thumbs_big/576096Romolo_Reboa_078.JPG

35 anni tra i protagonisti al "Canottieri Roma"

Festeggiato il compleanno della fondazione del giornale con la presentazione del libro "Da Piazzale Appio a Piazzale Clodio" Martedì 14 dicembre 2010, presso il “Circolo Canottieri di Roma”, si è svolta Leggi tutto

http://reboa.net/components/com_gk3_photoslide/thumbs_big/585707NI2_4866.jpg

Ricadute sugli uffici e sul personale giudiziario della riforma

La parola a Paola Saraceni, Segretario nazionale UGL Ministeri.   Le modifiche apportate dalla riforma del processo civile a detta di molti determinerà un eccezionale aggravio per l’attività giudiziaria in generale ed Leggi tutto

http://reboa.net/components/com_gk3_photoslide/thumbs_big/221145Immagine_008.JPG

Il sistema giustizia per Santacroce

Incontro con il Presidente della Corte di Appello di Roma   Questo doveva essere il resoconto di un’intervista a tu per tu con il Presidente della Corte d’Appello di Roma, Dott. Leggi tutto

http://reboa.net/components/com_gk3_photoslide/thumbs_big/447772Immagine_007.jpg

Convegno: Magistrati scrittori

Il 2 ottobre 2011 si è tenuta presso la Pinacoteca Palacultura di Latina la quarta edizione del Convegno dei magistrati-scrittori,realizzato da Eugius, Unione Giudici Scrittori d’Europa, nell’ambito della kermesse “Giallolatino”, Leggi tutto

http://reboa.net/components/com_gk3_photoslide/thumbs_big/975780Distribuzione_giornale_1993_33.jfif

35 anni tra i protagonisti al "Canottieri Roma"

Festeggiato il compleanno della fondazione del giornale con la presentazione del libro "Da Piazzale Appio a Piazzale Clodio" Martedì 14 dicembre 2010, presso il “Circolo Canottieri di Roma”, si è svolta Leggi tutto

http://reboa.net/components/com_gk3_photoslide/thumbs_big/97025316_dicembre.JPG

"Per i diritti degli ultimi"

La tradizionale serata di fine anno della rivista Venerdì 16 dicembre 2011 la nostra Capitale ha cambiato aspetto, o almeno così è stato in via Flaminia 213 dove, presso lo Studio Leggi tutto