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Roma, città dell'illegalità diffusa. Basta vedere come le automobili occupano impunemente strisce pedonali, passaggi riservati agli handicappati, spesso davanti a menefreghisti vigili urbani che in due o tre parlano beatamente vicino ad un semaforo, magari perché vi è la cosiddetta emergenza di una partita di calcio.
Allora perché stupirsi e gridare allo scandalo per la seconda tornata di arresti che chiunque abbia un po' di esperienza nelle vicende di Roma e del Lazio si era stupito non fossero avvenuti prima?
Il Sindaco Marino ed il Presidente Zingaretti sono circondati da questi personaggi, sono i loro collaboratori e le loro interfaccia per rapportarsi con l'opposizione. Non li hanno mai respinti, così come nessun vero segnale di legalità essi mandano, anzi appaiono sfruttare le istituzioni ed il dolore della gente per utilizzare fondi pubblici per tentare di orientare a loro favore tragici eventi dei quali sono almeno politicamente responsabili.
L'assassinio della filippina travolta dall'auto dei Rom è una conseguenza dell'illegalità che regna sulle strade di Roma e del senso d’impunità, oltre che della scelta politica di far stanziare i nomadi in una specie di campi di concentramento dai quali partire alla volta della capitale.
Eppure nomade vuol dire persona in movimento; quindi la logica ed il rispetto di queste altri scelte di vita imporrebbe di impedire soste prolungate, in sintesi di dire o ti fermi e trovi un lavoro o te ne vai, con le buone o con le cattive, perché questa è la legge.
Invece no: ci si ricorda della legge solo per costituirsi parte civile contro i nomadi assassini, pagando così laute parcelle agli avvocati per questa bella azione che da lustro al sindaco con il sangue della vittima ed il denaro dei contribuenti.
Comune di Roma e Regione Lazio si passano politici e personale amministrativo e vedono gli arresti collegati da un unico filo conduttore, il sacco delle istituzioni. Applicando i criteri del Decr. L.vo 231/2001 sulla responsabilità penale degli enti, potremmo parlare di concorso dei due enti pubblici nei reati di associazione mafiosa dei quali sono accusati i loro consiglieri, assessori e dirigenti lautamente pagati e sponsorizzati dai vertici attuali e non solo, con grande scorno di chi aveva sognato il trionfo delle idee sui consorzi di affari e per essi aveva a volte pagato con la vita e, spesso, con l'inzaccheramento della fedina penale.
Se a destra e a sinistra i delusi della politica scelgono impresentabili sigle e movimenti nati dall'onda distruttiva della protesta piuttosto che dalla spinta propulsiva della proposta costruttiva non occorrono fini politologi per capirne i motivi: le idee sono state uccise dai ladri, anzi sono state da esse rubate per trasformarle in slogan rumorosi per nascondere i gemiti delle vittime dei loro furti.
Il sindaco Marino vorrebbe imitare il leghista Gentilini, ex sindaco di Treviso conosciuto come il sindaco sceriffo. Così ogni volta che succede uno scandalo o un arresto sulla scalinata del Campidoglio dichiara che è colpa degli altri, che prenderà severi provvedimenti, che fioccheranno iniziative per fare pulizia della città.
Forse la città l'ha travolto e lui non ha avuto voce in capitolo su quale fosse l'impresa di pulizia destinata a far piazza pulita scelya a tavolino per assicurarsi anche questa gara di appalto, certo è che il sindaco piuttosto che uno sceriffo, dopo due anni, sembra il sergente Garcia cui il mitico Zorro ritagliava il fondo schiena dei pantaloni con la sua "Z"...
Per fare lo sceriffo, sig. Sindaco, occorre girare tutti i giorni la città a piedi o con la bicicletta, visto che le piaceva tanto farsi fotografare in sella alle due ruoto nel breve percorso tra il Senato (dove parcheggiava abusivamente la sua Panda rossa) e il Campidoglio. E, camminando, denunciare e reprimere un'illegalità dopo l'altra, operazione che non dovrebbe costare tanta fatica in una città ad illegalità diffusa dove si immettono immigrati per lucrare sui contributi sociali e si costringono anziani e donne incinta ad arrampicarsi tra le auto per attraversare la strada o prendere un autobus alla fermata.
Se i cittadini avessero memoria e senso critico si domanderebbero come mai in un certo momento della vita regionale gli ospedali sono stati aperti e si è impedito di chiuderli e come mai un medico specialista internazionale in trapianti non sia riuscito a fare un trapianto di legalità in alcun settore dell'amministrazione capitolina, malgrado siano ormai due anni che maneggia i suoi bisturi su questo malato a fianco di personaggi che la Procura della Repubblica, vero chirurgo di questa fase della politica capitolina, gli porta via dalle foto ricordo, lasciandolo solo nel suo vuoto di potere.
L'ora degli annunci è finita, la gente non ne può più e quindi, se vuole essere veramente un bravo chirurgo e passare alla storia per una persona che non vuole rimanere sulla poltrona con la stessa arroganza con cui il comandante Schettino afferma di aver impedito danni più gravi alla Costa Concordia con la sua perizia marinara, faccia un piacere ai Romani, prima che essi le facciano fare la fine di Giulio Cesare, senza aspettare le prossime idi di Marzo.
Si ricordi cosa dice il D. L.vo 243/2000 sugli enti locali, cioè che debbono essere sciolti i consigli comunali quando "emergono elementi su collegamenti diretti o indiretti degli amministratori con la criminalità organizzata o su forme di condizionamento degli amministratori stessi, che compromettono la libera determinazione degli organi elettivi e il buon andamento delle amministrazioni comunali e provinciali, nonché il regolare funzionamento dei servizi alle stesse affidati ovvero che risultano tali da arrecare grave e perdurante pregiudizio per lo stato della sicurezza pubblica".
Eviti quindi alla Capitale l'umiliazione della richiesta in tale senso del Prefetto ed alla politica di chiedersi quale sarà la risposta del Ministro Alfano: salvi Roma, dimettendosi per tornare a salvare vite umane quale medico.
Come romano di sette generazioni Le assicuro che, anche se non sentiremo la Sua mancanza, noi cittadini apprezzeremo il Suo gesto...


Romolo Reboa

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